"Si può fare a meno di tutto, tranne che dell'amore e della musica" avrebbe potuto dire John Lennon, più o meno. Se su sul fatto che All you need is love - ciò che serve è amore - non si discute, magari qualcuno può avere da ridire sulla indispensabilità della musica (ma vorrei proprio conoscerlo un tipo così... anzi, no: se davvero esiste meglio starne alla larga).
Per quel che mi riguarda, senza musica (come senza love) non potrei vivere. Ho cominciato ad ascoltarla nel pancione di mia mamma e non ho più smesso
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Prime volte in musica
Ricordo bene tutte le mie "prime volte" musicali. La prima incisione la fece mio nonno Erminio, da sempre appassionato di musica e di elettronica, nel 1971: da poco avevo imparato a stare in piedi, ma già mi facevo ascoltare... In quell'antica bobina che ancora sopravvive mi cimento in una serie di successoni dell'epoca: "Chissà se va" della Carrà, "Roma nun fa la stupida stasera" nella versione di Manfredi, "Il cuore è uno zingaro" di Nicola di Bari e qualche vecchio pezzo tradizionale come "Amor dammi quel fazzolettino" e la classica "Fai la nanna bon pipin".
Il primo disco a 45 giri (se si escludono le indimenticabili favole sonore dei Fratelli Fabbri) me lo regalò mio papà l'anno dopo, nel 1972: era "Il pappagallo" di Sergio Endrigo.
Il primo 45 che mi sono comprato da solo con i miei primi risparmi, invece, fu, nel 1977, "Ti amo" di Umberto Tozzi... Come dite? Da Endrigo a Tozzi è un bel salto? Ma, non so... mi sono sempre piaciute le belle melodie e, comunque, se può servire: di lì a qualche mese avrei acquistato anche il mio primo 33 giri, "Alive II" dei Kiss, altro che melodie! Come? Dite che così aggravo la mia posizione?

Incominciamo a suonare le chitarre...
D'accordo. Allora, lasciamo perdere per un momento la musica ascoltata e parliamo di quella suonata. Da bambino ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente dove si masticavano musica e arte tutti i giorni. Dal 1946, dai miei nonni in poi, la mia famiglia si è sempre occupata di quadri. Mio nonno Erminio, poi, era (ed è tutt'ora) un ottimo pittore (si firma "Erpas") e un musicista. Da giovane cantava da tenore lirico, ha sempre suonato il pianoforte ed è stato presidente di una Corale lirica.
Devo ringraziare sua moglie (cioè mia nonna) Lucia se non si arrese alla mia iniziale apatia e insisté perché anch'io imparassi a suonare il piano. Avevo 9 anni e mi convinse a seguire le lezioni di Aldo Bertone, oggi docente al Conservatorio di Parma. Fu una bella fortuna per me avere una simile opportunità da piccolo e in seguito sono stato molto grato sia a mia nonna che ad Aldo per quello che ho potuto imparare.
Certo, il pianoforte è bello e dà tante soddisfazioni, ma era un po' scomodo da portare in giro. Ecco allora che, mia nonna ancora una volta, mi regalò una chitarra classica. Imparai da solo a suonarla, anche se non studiavo la musica classica ma... i Beatles. In quello stesso periodo anche mio cugino Maximiliano stava imparando a suonare (suo papà, tra l'altro, era stato un cantante negli anni '60, con il nome d'arte di "Edmond Pat", e anch'io conservo la registrazione di un suo 45 giri: Lato A: "Forza ragazzi", uno scatenato shake; Lato B: "Se te ne vai", un lentone da mattonella). Anche Max era un patito dei Beatles e così ogni volta che ci vedevamo uno insegnava all'altro i nuovi accordi che riusciva a scovare (che soddisfazione quando scoprimmo come si suonava il SI7!).
A un certo punto, insieme a un mio vicino di casa a cui affidammo le percussioni (leggasi: bidoni del Dash capovolti, cuscini e coperchi delle pentole...), ci demmo un nome (gli "X-Flowers"...) e registrammo anche una cassettina di canzoni nostre. Scrissi addirittura a quel grande bluesman che è Fabio Treves (che all'epoca, su una TV milanese, conduceva "Punk e a capo", imperdibile programma di rock e altro) e lui lesse la mia lettera in trasmissione, invitando gli "X-Flowers" a esibirsi lì dal vivo! Chissà che faccia avrebbe fatto se ci fossimo presentati davvero, con le mamme al seguito...
Be', poi con il tempo la passione e l'interesse sono cresciuti. Da un lato sono arrivate le chitarre elettriche e le tastiere, un complesso più "serio" (creato dal mio esplosivo grande amico Riccardo Marfi) con cui si suonava (cover italiane, più che altro) in giro alle feste, nei teatrini e in qualche discoteca. Dall'altro crescevano e si ampliavano i miei interessi musicali.

Beatles über alles!
I Beatles non erano (e non sono mai stati messi) in discussione. Anzi, proprio in quel periodo (primi anni '80) con mio cugino Giancarlo feci anche nascere un fan club dei Beatles (con l'assurdo nome di "Beatles Staff Organization"). Scrissi a tutte le riviste musicali che conoscevo (Ciao 2001, Boy Music, Tutto, Rockerilla...) per presentare il club e le iscrizioni cominciarono ad arrivare a decine. Gian poi lasciò un po' perdere ma io continuai ancora per alcuni anni. In cambio di 5000 lire annuali offrivo una fanzine bimestrale (Help!) che scrivevo, impaginavo e fotocopiavo tutto da solo. Era un modo divertente per condividere una passione con altri ragazzi che avevano lo stesso interesse per la musica dei quattro di Liverpool. Per me, poi, fu anche un notevole esercizio di scrittura e, tutto sommato, anche i soldini che riuscivo a racimolare con le iscrizioni, una volta coperti i costi, mi permettevano di concedermi tutti quei libri e dischi che mi interessavano senza gravare troppo sui miei.
I Beatles avevano soppiantato un'altra mia passione, i Kiss. Che adoravo, più che per la loro musica (comunque non disprezzabile), per i travestimenti e il trucco. Anche quella volta riuscii a coinvolgere i miei cugini e a Carnevale ci vestimmo da Kiss e ci truccai tutti quanti come loro (per me non potevo che scegliere il ruolo del "Vampiro" del linguacciuto Gene Simmons...).
Be', come dicevo, i gusti poi si sono ampliati ed evoluti. In particolare, ho preso ad appassionarmi a una serie di musicisti, autori e complessi di cui volevo sapere e ascoltare tutto per poi scoprirne sempre di nuovi. Mi sono così fatto una cultura sugli anni 60 italiani: tutti i gruppi di allora, dall'Equipe 84 ai Corvi, dai Dik Dik ai New Dada, dai Camaleonti ai New Trolls... e poi gli autori e i cantanti. Poi di nuovo gruppi e cantanti degli anni 60 ma stranieri. In seguito ho fatto lo stesso anche per gli anni '70, con in più i cantautori, e gli '80 (i '90 e i 2000 è un po' troppo presto per riscoprirli: intanto li vivo e li ascolto); per poi tornare, negli ultimi tempi, a riscoprire la musica degli anni 40 e 50.

La "legge" dei 20 anni
Vorrei qui aprire una parentesi: ci avete fatto caso che il revival procede di vent'anni in vent'anni? Mi spiego: negli anni '70 in America tornavano di moda gli anni '50 (pensate all'American Graffiti di Lucas, da cui è poi derivato Happy Dayse a Grease). Per noi, direi che il revival è un concetto che ha preso davvero piede negli anni '80, quando sono tornati di moda gli anni '60 (i "favolosi anni 60", come si diceva). Ricorderete le trasmissioni di Red Ronnie e il ritorno alla ribalta di tutti le vecchie glorie da Cantagiro che poi, da allora, non se ne sono più andate (e con ciò non voglio certo dire che sia un guaio... non sempre, almeno). Credo che il primo a fiutare nell'aria il desiderio di recuperare la spensieratezza di un periodo per tanti versi allegro della nostra storia (dopo la ricostruzione post-bellica degli anni '50) fu Ivan Cattaneo con il suo Italian Graffiti. Poi, negli anni '90 (tanto in America quanto da noi) sono ritornati gli anni '70, pantaloni a zampa d'elefante compresi (cos'altro credete fosse il grunge?) e adesso c'e' un recupero degli '80. Vedete? Di volta in volta si recuperano i vent'anni prima. Perché? Io mi sono fatto una teoria per spiegare il fenomeno: secondo me, succede quando una generazione raggiunge i suoi 40 anni e comincia a ripensare con affetto agli anni della gioventù (cioè, a 20 anni prima). Solo che i ventenni di allora adesso sono cresciuti e sono i nuovi pensatori e la nuova classe dirigente: ecco che la loro nostalgia non resta più un fatto privato ma si traduce in musica, moda, tv... Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate anche voi sulla questione.

Per il momento mi fermo qui. Nelle prossime "puntate", per chi vorrà seguirmi, racconterò come, cosa e con chi suono oggi e cosa ascolto. Tra le cose che sto "studiando" in questo periodo: il grande Modugno, che ha trasformato la musica italiana come, dopo di lui, sono riusciti a fare solo Celentano e, soprattutto, Battisti (un altro genio di cui ho collezionato tutto il collezionabile, tanto in audio quanto in video); il miracoloso Pet Sounds di Brian Wilson e soci, in tutte le sue numerose varianti (fino a Smile, il capolavoro perduto); tutto Bacharach (certo, il disco con Costello è veramente bello, ma il catalogo di Burt non è forse tutto pieno di bei suoni e di armonie originali?); l'ultimo Elvis (Presely), quello degli anni di Las Vegas: triste, sfatto e disperato. E poi...

Massimo Polidoro