L’arte dell’inganno (onesto): perché è importante nella mia vita

La parola “inganno” ha indubbiamente una connotazione negativa. Nessuno vuole essere ingannato. A meno che non si tratti di un inganno “onesto”.

magic - fake - Orson Welles

Mi riferisco ovviamente all’inganno dell’illusionista, del prestigiatore, che depista i nostri sensi per meravigliarci con un sogno.

Qualche tempo fa, la rivista Prestigiazione.it mi rivolse alcune domande sul mondo della magia e dell’illusionismo e su che cosa questo mondo abbia rappresentato e rappresenti tutt’ora per me.

Vi ripropongo di seguito le mie risposte sperando vi possano divertire.

Come ti sei avvicinato alla prestigiazione?

Da bambino, come succede a tanti. Uno dei ricordi più lontani che ho è quello in cui guardavo rapito alla tv Il mago Houdini”, con Tony Curtis, a casa dei miei nonni. Avrò avuto cinque o sei anni e quel film mi è rimasto tanto impresso perchè Houdini sembrava un supereroe, si liberava da tutto e combatteva i ciarlatani con la sua astuzia di mago; avevo subito pensato: “Anch’io voglio diventare così un giorno!” Poi, contemporaneamente, c’erano in televisione gli straordinari programmi di Silvan, che era subito diventato un mio eroe.

Ho consumato il suo Manuale a furia di leggerlo e rileggerlo, imparavo i giochi che descriveva e poi li rifacevo in famiglia e ai compleanni dei compagni di scuola. Poco dopo, per Natale ho persino ricevuto una delle scatole magiche di Silvan. La conservo ancora. In quegli anni comunque non era facile procurarsi testi dedicati all’illusionismo e ai giochi di prestigio, non esisteva internet e in libreria si trovava poco; per questo ogni volta che mi capitava di trovare una bancarella di libri usati la passavo al setaccio per scovare qualcosa di utile.

Così ho trovato i vari Patrick Page, Rossetti, Adrion, Michalski e Gibson che costituirono il primo nucleo della mia biblioteca magica. La svolta arrivò con Stupire, del simpaticissimo Carlo Faggi e del compianto Vittorio Marazzi. Sembrava un sogno una rivista che ogni settimana non solo insegnava passo dopo passo giochi davvero sorprendenti e ti regalava pure i gadget per realizzarli, ma approfondiva un aspetto che già allora a me piaceva molto, cioè quello storico. Quello è stato l’inizio di un amore per la magia che continua tutt’ora.

Un mio ritratto "magico" realizzato per una delle prime interviste realizzate per "Focus".
Un mio ritratto “magico” realizzato per una delle prime interviste realizzate per “Focus”.

Il momento che ricordi più intensamente della tua esperienza da prestigiatore.

L’idea di diventare un prestigiatore l’ho coltivata finchè non sono diventato apprendista di James Randi. Fino ad allora il mio sogno era sempre stato quello di diventare un giorno “come Houdini” e, quindi, quand’ero adolescente imparavo giochi e mi esibivo negli spettacolini di paese, alle feste e in qualche locale alternando numeri di mentalismo a piccole imprese di escapologia.

Quando poi ho iniziato a lavorare con Randi mi sono reso conto che c’erano anche altri argomenti che mi appassionavano tantissimo, quello dell’indagine dell’insolito e del mistero più di tutti. È stato allora che ho pensato che forse avrei potuto unire le mie passioni seguendo le orme di Randi, piuttosto che come prestigiatore tout court.

Ma prima di capire che la mia strada non era quella del mago, ricordo almeno due eventi che mi hanno lasciato il segno. Il primo fu l’emozione che provai nell’assistere al mio primo, vero spettacolo di magia dal vivo. Lo conduceva un altro amico scomparso, Victor Balli, insieme ad alcuni prestigiatori del Circolo Amici della Magia di Torino, tra cui un giovanissimo Marco Berry che eseguì una spettacolare evasione dal bidone del latte. Dopo averli ammirati solo in televisione, fu straordinario vedere i maghi all’opera a pochi metri da me. Erano ancora più stupefacenti.

Il secondo momento fortissimo invece fu l’incontro con Silvan. Ero a Roma per l’incontro con Randi e Piero Angela che mi avrebbe poi portato in America e Silvan invitò Randi e me a casa sua per la serata. Quei giorni furono per me straordinari, ma l’emozione di incontrare finalmente uno dei miei grandi idoli è ancora nel mio cuore.

Quali sono i personaggi che ti hanno influenzato di più e in che modo?

Oltre ai nomi che ho già citato, nel mondo dei prestigiatori i grandi sono tanti ma ne citerò solo uno di cui ho amato e studiato a fondo il lavoro: Eugene Burger. La sua filosofia e il suo approccio alla magia mi sono tornati utili anche nel mio lavoro di scrittore. Tutt’ora rileggo sempre con piacere i suoi libri o riguardo i suoi video. Un vero maestro.

E poi, naturalmente, l’influenza di Randi è stata fondamentale. Non solo per quello che riguarda la magia o l’indagine dei misteri, ma anche su tanti aspetti della vita. Per me è diventato come un secondo padre e l’affetto che nutro per lui è pari solo a quello che ho per la mia famiglia. Se poi posso allargare il discorso anche ad altri ambiti, il mio lavoro di narratore è stato sicuramente influenzato da autori che amo come Micheal Crichton, Stephen King, Thomas Harris, Michael Connelly, Arthur Conan Doyle e tantissimi altri.

Per non parlare dell’influenza che hanno avuto i tanti registi che adoro, da Hitchcock a Spielberg, da Woody Allen a Orson Welles e tanti, tanti altri. Sarebbe bello parlare di tutti costoro, come anche dei pittori o degli attori che hanno avuto su di me un grande effetto, ma temo che si farebbe notte.

Quale aspetto della nostra arte preferisci?

Ho già detto che la storia dell’arte magica riveste sicuramente un interesse profondo per me, ma forse quello che da sempre mi affascina di più è l’aspetto psicologico. Mi sono laureato in psicologia con una tesi che riguardava l’attendibilità della testimonianza oculare e, in particolare, proprio l’incapacità di un osservatore non esperto a individuare il momento critico in cui avviene un trucco in un’illusione ben presentata.

Capire come la nostra mente può essere ingannata, e come si inganna da sola, è sempre stato un tema molto importante nel mio lavoro. Tante volte, nell’indagare presunti misteri o persone che sostenevano di possedere facoltà paranormali, riuscire a intuire e a prevedere quello che sarebbe successo poco dopo mi ha permesso di trovare la spiegazione per quello che sembrava un fenomeno soprannaturale.

Agli inizi, quando in una conferenza o un programma televisivo piegavo una forchetta o indovinavo un disegno fatto di nascosto, mi sconvolgeva la reazione di alcuni che non volevano assolutamente accettare l’idea che i miei erano solo trucchi. La verità era che non erano pronti ad ammettere di essersi fatti mettere nel sacco, ma quello che ho riscontrato più volte in tutti questi anni è che non c’ nessuna correlazione tra l’intelligenza di una persona e la sua propensione a essere ingannato.

Anzi, la storia della ricerca parapsicologica è lì a dimostrare che a volte sono proprio gli scienziati e gli accademici più titolati le “vittime” più facili per truffatori e venditori di fumo.

 


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitter, PeriscopeGoogle+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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