Quando Piero Angela “faceva” il sensitivo…

No, Piero non ha mai fatto il mago, tranquilli. Ma c’è un episodio che lo ha visto coinvolto, che era cominciato come uno scherzo e poi è sfuggito di mano.

Piero Angela

Un bell’esempio di come un fenomeno possa sembrare senza spiegazione solo perché sarebbe troppo imbarazzante rivelarla…

Lascio la parola a Piero:

Vorrei riferire un episodio che mi riguarda personalmente e che ritengo sia molto istruttivo, anche per una ragione che dirò alla fine. È un fatto avvenuto nel maggio del 1968 (quasi dieci anni prima della mia inchiesta scettica sul paranormale, quindi in epoca non sospetta).

Mi trovavo a quel tempo a Parigi come inviato del Telegiornale per seguire i negoziati sul Vietnam e il famoso “maggio studentesco”. Era un momento molto particolare, con scioperi a raffica. La sera, con alcuni colleghi ci trovavamo spesso a cena in un piccolo ristorante della Rive Gauche. Tutto era chiuso, a causa delle manifestazioni, e passavamo le serate conversando.

Un collega della Radio mi propose di essere suo complice per uno scherzo: e accettai ben volentieri. Quella sera egli portò dunque il discorso sui fenomeni paranormali, e parlò di sue esperienze in India, dove diceva di aver scoperto, grazie a un santone, di possedere poteri sconcertanti. Quali? Dopo molte insistenze accettò di fornire una dimostrazione. Sul tavolo vennero posti tre bicchieri rovesciati: uno di noi avrebbe dovuto toccare un bicchiere a scelta, mentre lui era girato. E avrebbe indovinato quale.

In effetti, ogni volta ci azzeccava semplicemente perché ero io a comunicarglielo: se era stato scelto il bicchiere di sinistra tenevo la sigaretta nella mano sinistra (a quel tempo fumavo), se il bicchiere di destra, nella mano destra; se quello centrale tenevo la sigaretta in bocca. Molto banale, ma molto efficace. Sorpresa, incredulità, controlli d’ogni tipo. L’esperimento funzionava sempre. Non solo, ma di sera in sera diventava sempre più complicato: 5 bicchieri, 7, 9…

Avevamo semplicemente concordato un codice più articolato: portacenere, posizioni della sigaretta nella mano, o angoli della bocca, ecc.

Una sera fummo invitati, dopo la cena, a casa di amici parigini per una prova “definitiva”. Il collega venne isolato in una stanza, e fu deciso di fargli fare una cosa molto più complessa. Quale? Entrando nel salone doveva “captare” nostri pensieri e svitare una certa lampadina. Poi depositarla in un vaso cinese. E io, come faccio a trasmettergli tutto questo?!

Ebbi un’idea. Andai in bagno e scrissi rapidamente su un foglietto quello che doveva fare, ne feci una pallina e, tornando in salotto finsi di affacciarmi nella stanza in cui era isolato dicendogli ad alta voce: “Un momento non siamo ancora pronti”, e lanciandogli la pallina di carta con le istruzioni.

Poco dopo venne fatto entrare e naturalmente eseguì (con esitazioni plateali) quello che ci si aspettava da lui.

Fu un trionfo. Era la prova che non poteva non convincere anche i più scettici… Si parlò tutta la sera di queste incredibili percezioni, ormai date per assodate.

Noi ci divertivamo un sacco: e da diverse sere pregustavamo il momento in cui avremmo svelato lo scherzo.

Ma (ed è qui la cosa molto istruttiva) ci rendemmo conto, a quel punto, che non avremmo più potuto dire la verità: lo scherzo si era spinto troppo in là, alcune persone si erano esposte con affermazioni impegnative. Insomma ci saremo sentiti molto a disagio a spiegare che da una settimana li prendevamo per i fondelli… La cosa finì così. E probabilmente c’è ancora qualcuno oggi che racconta quell’episodio, riferendolo in perfetta buona fede. Del resto «C’erano molti testimoni. C’era anche Piero Angela!»

Istruttivo, vero? E a voi è mai capitato di trovarvi prigionieri di una bugia, raccontata solo per scherzo, ma da cui non avete più potuto fare marcia indietro?


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitter, PeriscopeGoogle+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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7 risposte

  1. A me è successa una cosa simile anni fa quando ero ancora a scuola.
    Si era ormai sparsa la voce che io ed un mio amico eravamo due prestigiatori, per cui ovunque andassimo, in giro per i corridoi, o anche fuori a ricreazione, c’era sempre qualcuno che ci chiedeva di stupirli con qualche nuovo effetto. Una volta eseguii il famoso “invisible touch” che avevo visto tempo prima da Derren Brown e, dato che per il nostro pubblico era una cosa mai vista e totalmente diversa dai soliti giochi con le carte che facevo spesso, la gente iniziò a credere che non fossi soltanto un semplice prestigiatore, ma che potessi davvero possedere delle doti paranormali. La stessa cosa avveniva anche quando il mio amico presentava altri effetti di mentalismo.
    Nei giorni successivi tutta la scuola era venuta a sapere dei “prodigi” che avevo fatto, e come si sa, man mano che i racconti vanno avanti si esagera sempre, e addirittura c’era chi era venuto a dire che riuscivo a capire quello che stava pensando una persona semplicemente guardandola, o che addirittura fossi in grado di dare uno schiaffo a qualcuno da lontano anche senza toccarlo direttamente.
    Un giorno decisi allora di approfittarne seriamente. Chiesi ad una ragazza di scrivere il nome di un suo caro parente o amico defunto che io non potevo assolutamente conoscere, visto anche il fatto che questa ragazza non era italiana, il tutto mentre io ero fuori dalla porta. Dopodichè le feci strappare il foglio su cui aveva scritto il nome, e glie lo feci stringere in mano dicendole di concentrarsi su quel nome e di non smettere mai di fissarmi negli occhi una volta rientrato. Detto ciò presi una penna e mentre lei mi teneva il polso e mi fissava negli occhi, la mia mano iniziò a muoversi continuamente e a scrivere senza mai fermarsi, fino a quando feci cadere la penna, per rivelarle infine che il nome che avevo scritto io corrispondeva a quello che aveva scritto lei.
    Le feci credere in questo modo di essere entrato in contatto con lo spirito del defunto, per cui ero riuscito ad indovinarne il nome.
    Inutile dirlo, questa ragazza non seppe spiegarselo e si mise addirittura a piangere. Ovviamente alla fine rivelai che in realtà tutto ciò che facevo era solo frutto di trucchi e manipolazioni ma non volle credermi, così come non mi credettero molti dei presenti.
    Anche questo episodio lo ritengo istruttivo. Fa capire infatti che chi vuole credere al paranormale, continua a credere anche di fronte alle prove che dimostrano il contrario, negando così l’evidenza.

    1. Hai ragione Sam. Dimostra anche la potenza che certi trucchi possono avere sulle persone: certi imbroglioni, una volta che scoprono come è facile sbalordire il prossimo, non riescono più a farne a meno. Tante carriere di cartomanti e veggenti sono nate da uno scherzo.

      1. Eh già! Giusta osservazione!
        Purtroppo dopo parecchio tempo che la storia va avanti non è più facile rivelare l’inganno, e quando lo si fa poi è la gente stessa che si rifiuta di crederci, perchè semplicemente risulta più facile credere che qualcuno abbia dei poteri piuttosto che ammettere di essere stati vittima di un semplice trucco da prestigiatore.

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