Theresa Caputo: la falsa medium di Long Island

È ormai da anni una celebrità Theresa Caputo, una medium di evidenti origini italiane, titolare negli Stati Uniti del reality show Long Island Medium.

Theresa Caputo Fake

Tuttavia, le sue dimostrazioni in apparenza paranormali (unghie escluse!) sono perfettamente spiegabili. E non sarebbero state possibili fino a qualche anno fa…

La Caputo è l’ultimo gradino dell’evoluzione dei medium moderni che a tanti americani piacciono parecchio: Rosemary Altea, John Edward, Sylvia Brown, Jimmy VanPraagh… Personaggi che su un palcoscenico si rivolgono alle persone del pubblico sostenendo di ricevere comunicazioni dai loro cari passati nell’aldilà.

Nei casi di Altea, Edward, Brown o VanPraagh era evidente l’uso di tecniche di cold reading, che richiedono pur sempre una mente pronta a cogliere ogni informazione e a rivenderla con abilità ai “clienti” come se giungesse dagli spiriti.

La Caputo ha fatto un ulteriore passo avanti. Invece di rischiare con la cold reading, tirando a indovinare e rischiando qualche volta di sbagliare, lei arriva ai suoi spettacoli preparatissima.

Per cominciare fa sistemare nelle prime file persone che già conosce, per le quali si è già esibita in passato e su cui sa già tutto, ma il colpo di genio (si fa per dire) è quello di sfruttare fino in fondo quello che le offre la modernità. In particolare Facebook.

Per acquistare i biglietti o iscriversi ai suoi incontri, infatti, le persone devono registrarsi al suo sito attraverso Facebook o, comunque, inserendo i propri dati personali. A questo punto, il suo staff non fa altro che scorrere le pagine Facebook delle potenziali “vittime” e raccogliere tutte le informazioni personali utili. E ne trovano a tonnellate.

Lo stesso fanno coloro che nel suo reality la Caputo sembra incontrare per caso in un negozio o lungo la strada. In realtà, i potenziali soggetti sono scelti prima dallo staff e, chi accetta di partecipare, è invitato a compilare la tradizionale liberatoria: inserisce nome, cognome e dati personali e il gioco è fatto. Giusto il tempo di dare un’occhiata al profilo Facebook del volontario e Theresa è pronta a entrare in azione.

A volte la tecnica rischia di essere un po’ troppo sfacciata, come quando in un recente show Theresa si è rivolta a una donna dicendo: «Perché ricevo l’immagine di vestitini da bimbo?» E la donna ha risposto: «Oh, che strano. Ho appena pubblicato una serie di foto di vestitini da bimbo sulla mia pagina Facebook!» Non proprio strano…

Possono sembrare sciocchezze, ma osservate che effetto può fare dire a qualcuno banalità di questo tipo:

Oggi i medium hanno davvero una vita facile. Chissà che cosa avrebbero dato le Margery, i D.D. Home, le Palladino e tutti i famosi medium del passato se avessero potuto sconvolgere i propri clienti così facilmente, invece di rischiare ogni sera di essere sbugiardati facendo ballare tavolini o evocando ectoplasmi di garza…

Per approfondire il caso di Theresa Caputo, peraltro vincitrice nel 2012 del Pigasus Award (il maialino volante assegnato dalla Fondazione Randi ai “ciarlatani più meritevoli”), consiglio questa bella inchiesta dell’amico mentalista Mark Edward.

Una domanda per voi: come mai, salvo qualche eccezione di nicchia, medium di questo tipo non riescono a sfondare nel nostro Paese, mentre vanno alla grande soprattutto nei paesi anglofoni?


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitter, PeriscopeGoogle+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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19 risposte

  1. Noto una nota stonante nella grafia del Dott. Massimo, mi meraviglio come un laureato si esprime in modo non corretto in italiano. Mi viene il dubbio che sia lui a rispondere, perchè se l’ho è c’è qualcosa che non va.

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