Terrore notturno parte 3: la paralisi notturna

Una rappresentazione pittorica del “terrore notturno”

Continuiamo il discorso iniziato con un resoconto di “rapimento alieno” e proseguito con l’episodio dell’“intruso nella stanza”. Quella delle esperienze terrorizzanti che possono verificarsi di notte e tradursi in questo tipo di sensazioni descritte nei post precedenti è qualcosa che è stata registrata nel corso della storia dalle culture più diverse.I babilonesi chiamavano questa terrorizzante intrusione “Lilitu”, demone del vento, che seduceva gli uomini di notte. Gli ebrei la chiamavano “Lilith”. Nel medioevo era nota come “Lamia” e nell’antica Germania come “mare”, la vecchia e orribile donna che sedeva sul petto del dormiente e produceva brutti sogni. Questa figura assumeva anche caratteristiche maschili presso molte culture e prendeva il nome latino di incubus: incubo. Nel Salmo 91 si trova una definizione che calza a pennello: “terrore notturno” (Siegel, 1992).

La sensazione di veridicità dell’esperienza è assolutamente corretta, nel senso che si verificano dei reali cambiamenti fisici nel corpo. Occhi aperti, paralisi dei muscoli e difficoltà respiratorie sono riportate da più osservatori indipendenti degli attacchi. In seguito ad essi, molti appaiono pallidi e tremano.

Queste caratteristiche hanno molto in comune con uno stato fisiologico noto come “paralisi notturna”.

È una delle scoperte sul sonno più sorprendenti: durante ogni fase REM (per 4 o 5 periodi ogni notte, dunque, e per un totale di circa 90 minuti) il corpo dell’uomo (ad eccezione degli occhi) è completamente paralizzato, non è possibile muoversi e si perde il controllo dei muscoli. Probabilmente, questa paralisi ha la funzione di difendere l’individuo dai movimenti inconsulti provocati dal sogno (Angela, 1994).

La paralisi notturna rappresenta un terreno fertile per le fantasie ipnopompiche. Come abbiamo visto prima (nella trattazione fatta su Il sesto senso, NdR), nella fase ipnopompica il cervello si trova in uno stadio intermedio tra il sonno e la veglia e il sogno può estendersi alla fase di veglia.

«I circuiti del cervello attivati durante il sogno», spiega Ronald K. Siegel (1992), «inviano segnali – come l’immagine di un intruso – alla corteccia cerebrale, dove sono elaborati come se provenissero dall’esterno. Dunque, le immagini del sogno si estendono alla fase di veglia e il dormiente vede immagini visive (o ha sensazioni in altre modalità sensoriali) entro il contesto della reale camera da letto.

Il nostro cervello riconosce in che stato si trova [veglia o sonno] solo dal contesto circostante. Nei sogni, il contesto è di immagini disorganizzate e ciò comunica al cervello che sta dormendo. Nello stato di paralisi/fantasia-ipnopompica il contesto è di percezioni organizzate e il cervello conclude di essere sveglio nonostante la natura molto differente delle percezioni. Così, dunque, il cervello viene ingannato da simili sogni allucinatori».

La sensazione di avere qualcuno o qualcosa sul petto può essere provocata dal fatto che il risveglio in una situazione di paralisi può indurre una persona a respirare affannosamente. Inoltre, l’iperventilazione riduce la quantità di ossigeno che arriva al cervello e ciò può indurre uno stato di particolare sensibilità uditiva, in cui ogni più piccolo rumore viene amplificato e sembra molto forte. Così, normali rumori d’ambiente, scricchiolii, voci lontane possono trasformarsi in porte che si aprono, passi sulle scale, sussurri misteriosi…

Il tentativo di muoversi nel corso di una paralisi, inoltre, aumenta la consapevolezza della rigidità muscolare, delle coperte che avvolgono il corpo e del sudore sulla pelle. Tutto questo può tradursi nella sensazione di essere bloccato da mani estranee o da “membrane di gomma”.

Nella prossima e ultima puntata vedremo più da vicino come le persone di cui abbiamo parlato nei precedenti post hanno spiegato l’esperienza da loro vissuta.


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti. Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie: il secondo si intitola Non guardare nell’abisso e arriva il 21 giugno 2016. Segui Massimo anche su FacebookTwitter, PeriscopeInstagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.


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11 risposte

  1. A me succede anche 2 volte la settimana,sono bruttissimi momenti penso che questi episodi mi capitano perché sono molto teso come persona un problema per me diventato un caso esistenziale,vivo male con me stesso.ho fatto un autoanalisi e ho capito che prima ero una persona ansiosa e venivano qualche volta ,adesso più spesso perché è peggiorato il mio stato ansioso forse e dovuto a questo,la notte il corpo e rilassato e subiamo questo fenomeno

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