Che cosa ci dicono le illusioni di Stamina

Davide Vannoni, il guru del Metodo Stamina, terapia per la cura delle malattie neurovegetative senza alcun fondamento scientifico, ha di nuovo evitato il carcere.

Davide Vannoni - Stamina

Accusato di truffa ai danni della Regione Piemonte, è stato prosciolto perché a distanza di otto anni dal fatto il reato è prescritto…

Il quotidiano l’Unità mi ha chiesto un commento sulla vicenda. Ve lo ripropongo di seguito:

È una storia triste e senza vincitori, quella di Stamina. Davide Vannoni aveva già patteggiato un anno e dieci mesi per chiudere – prima ancora che fosse aperto – un processo che lo vedeva imputato per associazione a delinquere e truffa insieme a quella che la Procura di Torino aveva definito una “banda disposta a tutto pur di far quattrini”. Così Vannoni aveva evitato il carcere, ma pendeva ancora sul suo capo l’accusa di tentata truffa nei confronti della Regione Piemonte, a causa di un finanziamento di 500 mila euro prima ottenuto e poi revocato.

Ieri è arrivata la notizia che gli otto anni trascorsi dal tentativo di truffa hanno fatto scattare il non luogo a procedere per prescrizione del reato. Il pm Giancarlo Avenati Bassi aveva chiesto una condanna a due anni.

Dunque, Vannoni e i suoi colleghi, che secondo la Procura di Torino “somministravano preparati senza conoscerne natura, implicazioni, potenzialità, rischi e senza seguire test necessari prima dell’impiego del prodotto sull’uomo, così indebitamente trasformato in cavia”, escono puliti da questa faccenda. Probabilmente senza nemmeno la menzione sul casellario giudiziario.

Non è il caso di ricordare qui tutta la storia di Stamina (bene riassunta nell’ebook gratuito del CICAP curato da Beatrice Mautino). Ma è bene invece ricordare la fiducia mal riposta in Stamina da parte di famiglie disperate, disposte a provare qualunque cosa pur di salvare i propri bambini. Il metodo scientifico richiede prove e tentativi, esperimenti, verifiche, accertamenti, repliche, fino a ottenere risultati che mostrino un effetto significativo sui malati, superiore comunque a quello di gruppi di controllo che non usano farmaci, e non solo illusori miglioramenti innescati dal desiderio di credere.

Ma quando si è disperati è impossibile rinunciare a credere. E così, anche la sensazione che forse le cose potessero andare meglio, innescata da Stamina e dai suoi profeti – che da tutta la trafila di verifica scientifica si erano tenuti ben lontani – rappresentava comunque qualcosa. Rappresentava una speranza.

Il caso Stamina, tuttavia, non è una novità. In passato sono stati tanti i casi di presunte “cure miracolose”, portate avanti da personaggi assurti al ruolo di autentici santoni, che però preferivano tenere nascoste le proprie ricerche, anziché sottoporle al vaglio della scienza, al contempo facendosi passare per novelli Galilei, osteggiati dalle lobby farmaceutiche e dai parrucconi chiusi di mente delle Università e degli Istituti di ricerca.

Negli anni ’60, per esempio, ebbe enorme risonanza il Siero Bonifacio, panacea per curare tutti i tumori a base di feci e urina di capre: un intruglio che il ministero della Sanità fu costretto a sottoporre a sperimentazione a furore di popolo. Nessuno dei pazienti migliorò e quattro morirono.

In tempi più recenti c’è stato il Metodo Di Bella, altra presunta terapia per il trattamento dei tumori, priva di riscontri scientifici, ma così caldeggiata dai suoi sostenitori, tra cui vari politici e alcuni magistrati, che ancora una volta il ministero dovette farsi carico di una sperimentazione che fotografò risultati identici a quelli del Siero Bonifacio: nessuno aveva vantaggi terapeutici e i pazienti morivano come tutti gli altri.

E poi Stamina.

Ma perché sembriamo sempre così pronti ad abbracciare illusioni e miracoli neanche tanto a buon mercato (un trattamento con Stamina costava in media 27.000 euro a persona)? C’entra sicuramente la disperazione, ma alla base c’è una profonda incomprensione dei metodi della scienza. Metodo che, in due parole, si riduce alla necessità di valutare le prove di una qualunque affermazione. Presi dall’ansia per le vite di malati, spesso bambini, in attesa di cure, il pubblico, i decisori politici e a volte anche i giudici abbassano le difese e si dimenticano di fare la prima domanda che andrebbe posta sempre a chiunque proponga un ipotetico metodo di cura: funziona? Dimostralo.


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitter, PeriscopeGoogle+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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2 risposte

  1. Purtroppo tantissime persone non riescono a capire che, come Umberto Eco ha tentato di spiegare da tempo, la scienza non è democratica. Quando poi a simili stupidaggini (per usare un eufemismo) abboccano anche (pseudo)giornalisti che cavalcano l’onda dell’indignazione popolare contro l’onnipresente big pharma, il danno diventa difficile da contenere.
    Sono sempre più convinto che la gente confonda la facilità di diffusione delle idee con la loro veridicità.

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