L’enigma del magico quadrato del “Sator”

Su alcuni reperti archeologici compare un testo in latino che inizia con la parola “SATOR”.

sator

Che cosa nasconde questa misteriosa iscrizione? Me lo chiede un lettore…

«Da esperto di misteri e fatti insoliti conosci il “Sator”?» mi scrive Andrea. «Quello nella foto che ti mando (sopra riprodotta) è un esemplare poco conosciuto incastonato tra le mura del castello di Brusaporto, in provincia di Bergamo.

«La cosa interessante è che il castello è andato distrutto nel 1300 e nella creazione di un giardino pubblico negli anni ’80 del secolo scorso è stato ritrovato e incastonato nelle nuove mura di recinzione.

 «Gli aspetti davvero curiosi sono due, il primo che il castello di per se non era famoso ne di grande pregio, faceva parte di una serie di castelli a protezione del territorio. Il secondo sono le lettere “E”: una è scritta in modo diverso. Credo sia assolutamente affascinante. Che spiegazione se ne può dare?»

Una variante a "scacchi" del Sator.
Una variante a “scacchi” del Sator.

L’iscrizione rappresenta in effetti un enigma affascinante (anche se la “E” diversa, in questo caso, sembra sia stata sovrincisa e modificata successivamente).

Si ritrova su un gran numero di reperti archeologici rinvenuti in tutta Europa ed è sempre in forma di quadrato magico, composta da cinque parole che si ripetono identiche: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS.

Sovrapponendo una parola all’altra nell’ordine indicato si ottiene una frase palindroma, che rimane identica sia che sia letta da sinistra a destra o viceversa. La frase, inoltre, può essere letta dall’alto verso il basso, da destra verso sinistra, restando sempre identica.

L’esemplare più antico fu trovato a Pompei (79 d.C.), su una colonna della Palestra Grande, ma in Italia, oltre a quello di Brusaporto, se ne trovano diversi: sul Duomo di Siena, nella Certosa di Trisulti a Collepardo (Frosinone), nell’Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta (Latina), nella Collegiata di Sant’Orso ad Aosta e così via.

Il suo significato, in effetti, non è chiaro.

Il volumetto di Umberto Eco dedicato ai giochi linguistici.
Il volumetto di Umberto Eco dedicato ai giochi linguistici.

Una traduzione letterale (ipotizzando che il termine “arepo”, inesistente in latino, indichi un tipo di carro) non aiuta: «Il seminatore, col suo carro, tiene con cura le ruote». Forse un riferimento al Creatore che si prende cura delle sue opere o forse un messaggio apotropaico simile ad “Abracadabra”.

Per altri è un anagramma che nasconde il simbolo della croce. Anagrammando le lettere, si ottiene due volte la parola PATERNOSTER, che può essere incrociata sulla “N” e avanzano le lettere “A” e “O”, forse a indicare l’Alfa e Omega, il principio e la fine.

Tuttavia, nessuno può dire oggi con certezza quale sia il reale significato del “Sator”.

Tra gli altri, anche Umberto Eco, nel suo Sator, arepo eccetera, si è divertito a proporne alcune variazioni all’insegna dell’acrostico, il gioco che consiste nel trovare un dato numero di parole di cui si dà la definizione, e le cui iniziali lette in ordine danno una parola o una frase di senso compiuto.

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Non c’è dubbio, dunque, che questo strano sigillo, che ci accompagna da almeno 2000 anni, continuerà ad affascinare gli studiosi ancora per tanto tempo.

Ringrazio Andrea per la sua richiesta e vi invito a farmene di nuove. E se conoscete altre varianti del “Sator”, segnalatemele qui sotto.


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. L’avventura del Colosseo è il suo nuovo libro, e tra gli altri Rivelazioni, Il tesoro di Leonardo e i thriller Il passato è una bestia feroce Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su FacebookTwitter, PeriscopeInstagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.


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5 risposte

  1. In merito all’origine ed al significato dei termini del Quadrato del Sator. “Histoire moderne des Chinois, des Japonnois, des Indiens, des Persans, des Turcs, des Russiens” scritto dal letterato François-Marie de Marsy (1714 – 1763 ) e pubblicato a Parigi nel 1764 “Avec approbation et privilége du Roi “, è un’opera in trenta volumi che descrive usi e costumi di popoli lontani dalla Francia agli albori dell’illuminismo e quindi anche delle genti e dei popoli africani. L’autore, durante la ricerca di fonti, si imbatte in antichi testi e manoscritti sacri etiopi e già allora smentisce fantasiose attribuzioni: “ Ces termes magiques de nos prétendu grimoires, SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS, nous vienent encore des Ethiopiens, qui prononcent SADOR, ARODA, DANAD, ADERA, RODAS, e qui disent que ce sont les noms des cinq plaies de J. C. “ Le parole del Quadrato Sator, erroneamente ritenute fino ad allora di natura pagana e recitate per i riti magici descritti nel Grimorio, il libro della magia di origine tardo-medioevale, sono invece i nomi delle cinque piaghe di Gesù in lingua etiope.
    Santa Maria Plebis Flexiae di Torrececchina, a pochi chilometri da Fabriano in provincia di Ancona, è un’antica chiesa esistente già nell’anno mille, edificata su una collina che fu terra sacra prima ai piceni ed in seguito ai romani e che negli anni ottenne il titolo di “pieve”, una sorta di “chiesa madre” da cui dipendevano altre cappelle e chiese.
    Sulla superficie della sua campana, attorno all’anno 1400, qualcuno ha inciso il quadrato del Sator al fine di diffondere gli effetti della magia del quadrato sino a dove si udissero i rintocchi della campana.

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