Mentalismo: l’arte magica più difficile?

Max Maven e Massimo Polidoro

Come anticipato ieri, ecco il mio editoriale sull’ultimo numero di Magia. Il tema di cui si parla in gran parte delle 200 e passa pagine della rivista è il mentalismo (quella branca della magia dedicata a riprodurre fenomeni apparentemente paranormali).

Oltre a una presentazione degli argomenti discussi nel numero, però, metto in evidenza l’osservazione secondo cui il mentalismo è, in effetti, la forma di arte magica più difficile. Mi piacerebbe leggere i commenti di chi pratica il mentalismo, di chi lo segue da appassionato o anche solo da spettatore.

E ora, ecco l’editoriale:

Che il mentalismo sia davvero la forma di arte magica più difficile è una questione aperta al dibattito. C’è chi, giustamente, sottolinea che esibirsi di fronte a 50 bambini, riuscendo nel frattempo non solo a stupirli ma anche a non perdere la loro attenzione, è un’impresa davvero titanica. Se vogliamo, però, il mentalista è colui che – almeno in teoria – dovrebbe essere in grado di stupire sempre, chiunque e in qualunque situazione. Proprio perchè il suo unico strumento di lavoro dovrebbe essere la propria mente. E poi, non solo deve stupire ma il mentalista di qualità è in grado di intrattenere sottili schermaglie di astuzia psicologica anche con il pubblico più raffinato e colto. Deve essere uno showman completo, capace di tenere la scena solo con la forza della propria personalità.

Detto questo, si capisce come mai non sono tanti i grandi mentalisti in circolazione. Certo, chiunque può presentare numeri di mentalismo e farlo anche in maniera intrigante e divertente. Ma il mentalista ideale di cui stiamo parlando è certamente una rarità.

E una di queste rarità risponde al nome di Max Maven (nella foto in alto, NdR), universalmente noto oggi nel mondo della magia come il mentalista. Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere qualche ora in sua compagnia di recente, in occasione di una sua visita in Italia, e ci ha regalato alcune interessanti riflessioni che troverete nelle pagine seguenti. Poco tempo dopo, Max ha dovuto subire un intervento a cuore aperto, che gli ha reso difficile per un po’ mantenere i contatti con il resto del mondo. Solo da poco ha ripreso la sua normale attività.

È anche per questo, dunque, se questo numero di Magia vi arriva con qualche mese di ritardo. Abbiamo infatti voluto aspettare che Max si riprendesse e ci aiutasse a completare questo numero in suo onore. Con grande generosità, ci ha così messo a disposizione numerose immagini inedite della sua collezione e ha deciso di regalare ai lettori di Magia una routine davvero insolita di Bizzarre Magick.

Lo ringraziamo sinceramente, così come ringraziamo tutti gli amici che con passione hanno contribuito a realizzare un altro abbondante numero di Magia.
Silvan, per esempio, condivide la sua grande esperienza nel campo della magia mentale, offrendo una vera e propria “piccola enciclopedia” del mentalista moderno.

David Britland esamina gli stereotipi popolari, cioè tutte quelle idee stereotipate (pensa un numero tra 1 e 10: 7; un colore: rosso…) che permetterebbero di realizzare straordinari numeri di mentalismo e cerca di capire se e che cosa c’è di vero.

David Berglas ci parla dei misteriosi “spechi magici”, Ian Rowland ci regala alcune idee su come modernizzare vecchie idee di magia mentale e Max Barile ragiona su cosa trasforma un numero di magia in un “miracolo paranormale”.

Ma non si parla solo di mentalismo. Come sempre su Magia, molto spazio è dedicato alla storia: Peter Lamont esamina la leggenda del trucco della corda indiana, come fa da un punto di vista diverso anche John Booth, e scopre qualcosa di sorprendente. Barry H. Wiley ricorda la figura di David J. Lustig, invisibile “spalla” di Dunninger. Andrea Albini analizza gli aspetti scientifici nella magia di Robert-Houdin. Volker Huber ricostruisce la storia di un antico gioco tutt’ora attualissimo, il SaltoinBocca. Da parte mia, ho voluto rievocare la figura di William Lindsay Gresham, uno scrittore che aveva forti legami con il mondo della magia, mentre John Fisher ha ricordato Jay Marshall, scomparso nel 2005.

E poi, ancora, c’è spazio per una dissertazione sull’arte della memorizzazione da parte di Gianni Pasqua “Roxy”, sul celebre libro di Reginald Scott, Discovery of Witchcraft, da parte di James Randi, mentre Jamy Ian Swiss analizza un recente volume di mentalismo. Fabrizio Marchesano, inoltre, ci sorprende con un racconto giallo a tinte magiche degno del miglior Clayton Rawson.

E, infine, Martin Gardner ci svela un gioco “da tasca” con alcune monete, Gianni A. Sarcone ci sorprende con una delle sue originali illusioni ottiche, Raul Cremona ricorda il grande Pikmann e Alfredo Castelli regala a tutti i lettori un “Automaton”, il robot del serial di Houdini, da ritagliare e costruire.

E poi ditemi se questa non è Magia!

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Una risposta

  1. Ciao Massimo. Sono perfettamente d’accordo con la descrizione che offri del Mentalista, e concordo anche col fatto che in giro quelli bravi bisogna cercarli “col lanternino”, perché si contano sulle dita di una mano.
    Mi piacerebbe citare qui quello che reputo oggi il migliore in assoluto: Derren Brown.
    Sebbene forse non abbia la cultura magica di Max Maven (ma sono solo congetture, visto che non l’ho mai incontrato di persona), lo considero uno dei pochi capace di presentare un ramo della magia delicato come il mentalismo in maniera moderna, fresca, e soprattutto affascinante anche per le giovani generazioni.
    Mi piacerebbe trovare in futuro una tua intervista a Derren Brown, che considero una figura davvero geniale dei nostri tempi.
    Per concludere, visto che siamo entrambi italiani, vorrei chiederti se conosci quello che secondo me è il migliore mentalista nostrano:
    Francesco Tesei.
    Non è un caso che uno stimatore come me di Brown consideri Tesei il più bravo in Italia… in effetti i due si assomigliano non poco, e l’impressione è che Tesei abbia studiato molto attentamente le tecniche e l’approccio del suo “collega” inglese.
    Comunque, in un paese dove molti maghi pensano che basti sbarrare gli occhi e parlare lentamente per essere mentalisti, Tesei mi sembra una boccata di aria fresca, e i tanti clip che ho trovato nel suo sito mi hanno davvero colpito sia per l’originalità che per lo stile e la tecnica.
    Spero di leggere anche di lui in futuro!

    Un caro saluto.

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