Torna X-Files: complotti e populismo, ecco perché piace sempre

X-Files è stato il fenomeno televisivo degli anni Novanta e ha contribuito a sdoganare il paranormale e le cospirazioni presso un pubblico estremamente vasto.

x-files

Ora, a 13 anni di distanza dall’ultimo episodio, torna con 6 nuove puntate speciali (da domani sera alle 21.00 su Fox): piacerà ancora? Probabilmente sì. Ecco perché…

Premesso che a me X-Files era piaciuto molto e che spero di ritrovare nella nuova mini serie lo stesso spirito e la stessa scrittura, quello che segue è un tentativo – fatto più che altro dal sociologo Erich Goode – di capire il successo negli anni Novanta del fenomeno X-Files. Ma, vorrei sottolinearlo poiché da alcuni è stato frainteso, da nessuna parte si dice che chi lo guardava era credulone o che il telefilm faceva diventare creduloni. Semplicemente, dice che coglieva perfettamente la narrazione complottista che per sua natura è intrisa di populismo: davvero qualcuno può avere obiezioni su questo semplice dato di fatto?

E ora cominciamo.

Innanzitutto, chiediamoci da dove nasceva il successo di X-Files, una serie durata ben dieci anni, un’era geologica se si parla di televisione. In gran parte il segreto stava nell’unione di tre potentissime credenze: il paranormale, le cospirazioni e il populismo, che spesso accompagna il paranormale e quasi sempre è abbinato alle teorie della cospirazione.

Come si sa, il punto di vista paranormale era rappresentato dall’agente Mulder, mentre Scully era la scettica. Ma, con il procedere della serie, era evidente che Mulder era quello che aveva ragione, mentre lo scetticismo di Scully veniva messo a dura prova.

Come se non bastasse, nell’ombra operava con la sua cricca l’Uomo che fuma, impegnato a nascondere le prove che gli alieni fossero sul nostro pianeta. Quello che, secondo certi tizi che vedono complotti ovunque, farebbe il CICAP in Italia (io però non fumo e nemmeno Piero: chi sarà dunque il “fumatore” tra di noi? Se vale anche la pipa, forse è Garlaschelli…).

Il sociologo Erich Goode, che aveva esaminato la serie, spiegava che «X-Files era un classico caso di narrativa del complotto. Le teorie cospiratorie sostengono quanto segue: 1) è in atto un tradimento: qualcuno (o qualcosa) sta cercando di fare del male. 2) Non solo i cospiratori vogliono far del male ad altri, ma vogliono far del male a noi, brava gente. 3) I cospiratori sono organizzati: in effetti, questo si ritrova in tutte le cospirazioni. 4) Le loro azioni sono segrete e clandestine: i cospiratori sono molto bravi a coprire le loro tracce. 5) Sono potenti: infatti, tutte le cospirazioni sono incentrate sulla distribuzione del potere, la sua monopolizzazione e mantenimento».

E il populismo che c’entra? Le teorie della cospirazione sono quasi sempre populiste: sostengono e contano sull’uomo e la donna comuni, in particolare la loro visione delle cose e il loro diritto al potere.

Ancora Goode: «Le teorie della cospirazione e il populismo hanno in comune una forte sfiducia nell’elite, in coloro che occupano posti di rilievo, nei ricchi, nei potenti, in quelli con molti contatti, inclusi gli scienziati e tutti coloro che sembrano colti, saggi e pomposi. E – cosa cruciale per la comprensione di X-Filesla maggior parte dei vari populismi vede la scienza come simbolo o rappresentante dell’elite, contraria alla visione e agli interessi delle persone comuni. La scienza è difficile e complicata da imparare e superficialmente essa sembra monopolizzata dal potere per appoggiare suoi interessi. D’altra parte, la maggior parte degli scienziati ritiene che la vena populista delle teorie sulle cospirazioni veda la scienza come tradizionale piuttosto che rivoluzionaria, convenzionale piuttosto che controcorrente».

«Nelle teorie sulle cospirazioni, i cospiratori controllano la vita pubblica controllando l’accesso alle fonti d’informazione significative. Per lottare contro una cospirazione, bisogna innanzitutto crederci. E l’idea centrale è che si deve scoprire la verità: X-Files si basa esattamente su questo. Mulder lo spiega meglio: “La risposta è lì fuori. Devi solo sapere dove guardare”».

Chris Carter, il creatore di X-Files, con i protagonisti della serie.
Chris Carter, il creatore di X-Files, con i protagonisti della serie.

Nella narrativa paranormale, c’è di solito un credente e uno scettico, e la tensione del racconto è introdotta dalla loro contrapposizione. Il credente di solito ha visto con i suoi occhi la prova dei poteri paranormali, ma o non riesce a mettere le mani sulle prove fisiche concrete, o le prove vengono rubate o distrutte da altri, spesso i cospiratori.

Lo scettico, invece, ha fiducia nella scienza tradizionale, crede nelle prove tangibili, e perciò sminuisce il punto di vista paranormale. Una caratteristica affascinante di X-Files era che settimana dopo settimana, l’Agente Scully, un medico patologo, una donna estremamente intelligente, non arrivava mai del tutto ad accettare le convinzioni di Mulder su paranormale e cospirazioni.

Di solito, il credente è una persona insignificante e senza potere, spesso donna, lo scettico è quasi sempre un uomo. In X-Files questi ruoli sono invertiti. La spiegazione l’ha data Chris Carter, che ho avuto modo di incontrare diversi anni fa nel corso del primo World Skeptics Congress a Buffalo (NY). Spiega Carter: «Ho voluto scambiare i tradizionali stereotipi sessuali e rendere Mulder il credente e Scully la scettica».

Secondo Goode, in X-Files gli elementi populisti, paranormali e cospiratori sono espressi da:

  1. un punto di vista anti-scientifico, ovvero che la scienza costituita, tradizionale, sbaglia, le leggi fisiche possono essere rovesciate, e l’intuizione della persona comune è giusta;
  2. una condanna della segretezza del governo – ci si oppone alle forze al potere che stanno occultando importanti informazioni al pubblico e ci stanno danneggiando;
  3. l’eroe, lo sfavorito, che crede nel paranormale, scopre le prove che contraddicono la visione ufficiale dominante, tenta di smascherare la cospirazione e dare forza a chi non ne ha, le persone comuni, fornendo importanti informazioni.

Naturalmente in X-Files la cospirazione non poteva essere veramente smascherata e l’inganno sconfitto perché era una serie in corso, e quindi le stesse forze malvagie dovevano continuare le loro macchinazioni episodio dopo episodio. Non c’era trionfo né soluzione. L’unico trionfo era la realtà delle prove che Mulder e Scully raccoglievano. Ma ancora, dato che i cospiratori erano così potenti e comandavano una così grande quantità di risorse, le prove venivano distrutte o portate via; perciò, il piacere di mettere le mani sulle prove era negato. L’unica vera vittoria in X-Files era la consapevolezza di ciò che succedeva da parte degli spettatori.

«Come risultato» conclude Goode, «il trionfo della visione paranormale e cospiratoria in X-Files era solo una vittoria intellettuale e conoscitiva, non certo politica. Alla fine di ogni puntata, il male rimaneva, solo la nostra visione del mondo era cambiata. Sapevamo la verità, ma il male in mezzo a noi, apparentemente, sarebbe durato per sempre».

E la nuova serie di X-Files avrà ancora successo? Forse non come ai tempi d’oro, quando il cospirazionismo diventava fenomeno di massa, ma visti i tempi correnti – in cui le idee complottiste e populiste sono forti come non mai – potrebbe trovare un nuovo terreno fertile. A meno che i moderni complottisti non considerino X-Files troppo moderato… 


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitter, PeriscopeGoogle+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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3 risposte

  1. Che fai, Massimo, Ti schieri? Uno Scettico, dunque, in Politica dovrebbe essere “antipopulista”. Inoltre non dovrebbe credere in alcun tipo di cospirazione, mettendo, praticamente, tutte le varie le accuse contro la CIA, l’ FBI, le Massonerie, le Mafie, le Multinazionali del Petrolio, dell’ Informatica,dell’ Agroalimentare,della Finanza nella stessa spazzatura dei Paranormali e delle Pseudoscienze. Alla fine del giro, alla disperata ricerca di un Partito che lo rappresenti, al Povero Scettico non resterebbe che schierarsi con la BCE e il Presidente USA. E tutto questo a partire da una fiction televisiva. Che, confesso, mi è piaciuta molto, è stata praticamente l’ unica che ho seguito con passione in tutta la Storia che va dagli Sceneggiati televisivi degli anni 60 alle family fiction di divulgazione scientifica tipo Superquark, passando per le telenovelas brasiliane. Ma non mi ha fatto certo X Files diventare più credulone di quel che sono, era solo una inaspettata sorpresa vedere che certi argomenti avevano un pubblico tale da poter diventare una serie televisiva di successo, al pari dei vari CSI. Se X files avesse avuto veramente il potere di portar voti al Movimento 5 Stelle e al Front National sarebbe da chiudere da parte della Poltel come si fa con le truffe on line ed i siti pedopornografici. E da aprire una caccia a Chris, a Gillian e a David pari a quella aperta contro Al Baghdadi e i Capi dell’ ISIS.

    1. Non bisogna essere creduloni per essere intrattenuti da una serie televisiva. Io guarderò anche i nuovi episodi, prendendoli per ‘fiction’. Ti ricordo che l’alternativa negli anni ’90, oltre all’inossidabile ‘Superquark’, erano telefilm come i Robinson, e abbiamo visto che fine ha fatto il protagonista, e avanspettacolo tipo “Drive in”. Benvenuto e bentornato X-files.

      1. Concordo con te, Anna: infatti, ho precisato che a me X-Files piaceva molto, proprio perché lo prendevo per quello che era, una fiction (e anche la nuova serie, pur non essendo più una novità, ha dei momenti intriganti).

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