Una delle illusioni cognitive più sconvolgenti è quella dell’arto fantasma, vale a dire la sensazione di presenza di un arto dopo la sua amputazione o dopo che sia diventato insensibile.
Il paziente avverte la posizione dell’arto, può sentire dolore e credere di muoverlo. Ma come si cura qualcosa che non esiste? In un modo molto ingegnoso…
È una sensazione normale e non rientra nel campo dei disturbi psichici, si tratta piuttosto della dimostrazione che nel nostro cervello esiste uno schema corporeo che persiste, nonostante dall’arto amputato non giungano più impulsi nervosi.
Per alleviare i dolori e i crampi prodotti da questa sindrome, si è scoperto che una valida soluzione può essere quella di ingannare volutamente il cervello.
Ad esempio, posizionando verticalmente uno specchio in corrispondenza del braccio amputato, il riflesso del braccio sano sembra dare l’illusione al paziente di “vedere” il proprio arto mancante.
Inoltre, muovendo il braccio sano il paziente ha la sensazione di agire con l’arto fantasma.
Allo stesso modo, rilassando il braccio sano il paziente può avere la sensazione di rilassare l’arto fantasma e ciò consente di alleviare i dolori da “crampo” al braccio inesistente.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. L’avventura del Colosseo è il suo nuovo libro, e tra gli altri Rivelazioni, Il tesoro di Leonardo e i thriller Il passato è una bestia feroce e Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su Facebook, Twitter, Periscope, Instagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivi qui.
3 risposte
Sull’argomento consiglio di leggere il bellissimo “La donna che morì dal ridere”, di Vilayanur S. Ramachandran, il dottore che ha inventato la tecnica. Un viaggio affascinante.
Ciao Massimo,
approfitto del tuo blog per condividere un’esperienza diretta che viviamo a casa. Mio padre, in seguito ad ictus emorragico ha perso, quasi tre anni fa, l’uso della parte destra del corpo. Circa sei mesi fa, leggendo della mirror therapy, gli ho costruito una mirror box (costruito, perché in quanto presidio medico, te lo fanno strapagare); sta avendo dei risultati straordinari sul ritorno della sensibilità (che attualmente percepisce come “corrente”) e di motorietà, inteso come fluidità dei movimenti (risultano molto meno spastici da quando da autodidatta fa esercizi quasi quotidiani) . La cosa straordinaria è che il cervello “impara” nuovamente a governare gli arti offesi seguendo i movimenti di quelli funzionanti: movimenti che sei mesi fa si sognava di fare, li ha riacquisiti. E’ un terreno ancora poco esplorato soprattutto per i pazienti con ictus, ma credo che sia una strada da imboccare parallelamente alle terapie classiche. Spero che, leggendo questo commento, qualcuno che si trova nella stessa situazione di mio padre, possa provare questo tipo di terapia trovandone gli stessi benefici.
Grazie davvero per avere condiviso la tua esperienza, Cristiano.