Quelle “voci” nella testa: perché non devono spaventare

Si stima che in Italia oltre due milioni di persone sentano voci anche quando sono soli.

voci nella testa - voices in the head

Ma a parlare non sono fantasmi, folletti, diavoli o dei: si tratta piuttosto di allucinazioni uditive e non sempre sono sintomo di disturbi psichiatrici…

«Si è sempre ritenuto che la comparsa di allucinazioni uditive verbali avvenisse esclusivamente nell’ambito di patologie mentali, malattie del cervello (come l’epilessia e i tumori cerebrali) o stati di intossicazione» dice Mario Maj, neuropsichiatra dell’università di Napoli e presidente della Società europea di psichiatria.

«Al di fuori di queste situazioni, veniva finora considerato “normale” sentire le voci nelle fasi di addormentamento o di risveglio (fino al 25% della popolazione generale) o dopo la morte di una persona cara (sentire la voce del defunto)».

Studi recenti hanno invece documentato come simili allucinazioni si possono manifestare anche in persone non in lutto, senza patologie e con una vita sociale e lavorativa normale.

Per costoro, le voci sono quasi una forma di compagnia.

Esiste addirittura un Convegno internazionale dedicato a chi sente le voci.

L’ottava edizione si terrà a Parigi in ottobre e lo scopo è quello di aiutare chi presenta questo tipo di sintomi a convivere con le voci.

«Se le persone credono che le voci siano onnipotenti e possono danneggiarle, difficilmente riusciranno a conviverci e finiranno per diventare pazienti psichiatrici» dice Eugenie Georgaca, della Aristotele University a Salonicco, in Grecia.

«Capire le origini delle voci è il primo passo per imparare a viverci insieme».

«Attenzione però» dice ancora Maj. «La causa potrebbe anche essere di origine traumatica: una violenza sessuale, un’aggressione, una catastrofe naturale.

«È molto importante, e quasi mai semplice, individuare questo trauma sepolto nella memoria della persona. In apparenza inaccessibile.

«Una storia relegata nell’oblio che, secondo studi recenti, si associa a un rischio doppio di avere allucinazioni uditive verbali e circa sei volte maggiore di sentire voci che commentano o comandano».

Ecco perché, in ogni caso, è sempre meglio evitare soluzioni “fai da te”, di fronte a questo tipo di allucinazioni, e rivolgersi a uno specialista.


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, insieme ai thriller Il passato è una bestia feroce Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su FacebookTwitter, PeriscopeInstagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.


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7 risposte

  1. Carissimo dottore concordo con lei nel fatto che udire voci non è una patologia seria ma da uditore di voci ormai da tre anni le posso dire che effettivamente la vita quotidiana cambia sotto molti aspetti.la ringrazio per l’articolo molto interessante.simone.

  2. Spaventarsi è bello – si potrebbe dire, ossia è utile.
    Se io sentissi distintamente una voce che mi dice, che so: “ciao, sono Marilyn, da tempo volevo conoscere un uomo come te” – sarebbe bellissimo, ma quale sarebbe invece l’utilità del mio comprensibile spavento?
    Quella che mi fa recare immediatamente dal neurologo e sotto una macchina di risonanza che stabilisca se Marilyn me la sono purtroppo solo sognata od invece era – vai a sapere – nascosta sotto il letto e mi stava davvero parlando.
    Per il fatto che nulla accadendo senza ragione, o Marilyn c’è davvero ed è lì per me, od io ho bisogno urgente di cure. In conclusione: spaventiamoci, è meglio.

  3. Ciao Massimo, mi sono interessato da qualche tempo alle tue indagini su enigmi e tematiche paranormali. Qualche settimana fa devo averti mandato una mail in cui ti chiedevo se conoscevi qualche testo critico che analizzava i lavori dei primi parapsicologi italiani del primo ‘900 come Bozzano, Cazzamalli e Servadio. Non so se hai avuto tempo per leggerla e per cercare qualche studio approfondito sul tema.

    A presto

    Michele

    1. Ciao Michele, scusa ma sono in viaggio in questo periodo e le mail si accumulano… Studi critici contemporanei, che siano fondati e non solo denigratori, sono piuttosto rari. Ci sono studi posteriori che si occupano di quegli anni, ma per i contemporanei devo trovare il tempo per cercarli.

      1. Grazie della risposta, Massimo. Ti ho anche allegato una scansione di pagine di quel libro, mi interessavano in particolare le questioni delle foto delle “quantità intra-atomiche” di Watters, il caso della Monaro, la “donna luminosa” di Pirano e soprattutto l’ “oscillografo a corde vibranti” di Cazzamalli. In rete non ho trovato quasi nessun testo critico su questi temi.

  4. Io amo le mie voci! Le sento da quando ho ricordo di me… Mi hanno salvato la vita! Grazie a loro ho imparato a “lavorare” le emozioni che mi inondavano fino ad annegarmi e a trasformarle in soprammobili emotivi . Sono un’artigiana di emozioni e questo lo devo sopratutto alle mie voci.

    1. Cara Morena, penso che le voci di cui parla l’articolo siano voci reali nella mente che si sviluppano autonomamente.
      Io ho sentito, per fortuna una volta sola, la voce di una mia datrice di lavoro nella mia testa che diceva qualcosa. La tizia in questione era una assillatrice e stressaanime di 1a categoria e quindi la sua voce nella mia testa era una conseguenza dello stress al posto di lavoro.
      Forse tu ti riferisci alle voci della coscienza che penso abbiamo tutti e che penso siano un modo che ha il cervello di metterci in guardia o incoraggiarci. Ma questa è un’altra storia…

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