Se vedere i fantasmi ci aiuta a sopravvivere

Sul numero di Focus ora in edicola, racconto come alcune situazioni particolari siano in grado di creare l’illusione di una presenza spiritica.

Indagine sui fantasmi: Massimo Polidoro per Focus

Tuttavia, c’è una domanda che nell’articolo non ho potuto approfondire per motivi di spazio: perché mai un cervello sofisticato come quello dell’uomo dovrebbe essersi evoluto per immaginare o avvertire la presenza di inesistenti fantasmi? Per permetterci di sopravvivere, è la risposta che dà Justin L. Barrett, psicologo della Oxford University.

Il cervello ci porta a vedere l’intenzionalità anche dove non esiste.

In un classico esperimento, Fritz Heider e Mary-Ann Simmel mostravano ai soggetti un cartone animato privo di senso in cui due triangoli, uno grosso e uno piccolo, e un cerchio entravano e uscivano da una scatola. Quando poi fu chiesto ai soggetti di parlarne, la maggior parte delle persone elaborava storie anche complicate, come il fatto che il cerchio e il triangolo piccolo fossero innamorati, ma il triangolo grosso era geloso e cercava di rapire il piccolo, finché alla fine cerchio e triangolo piccolo vissero felici e contenti. L’esperimento contribuì a dimostrare che il nostro cervello tende a vedere una intenzionalità anche dove non c’è.

Questo meccanismo, lo stesso per cui siamo portati a immaginare un predatore nascosto nel fogliame, quando magari sono solo rami mossi dal vento, è stato favorito dall’evoluzione. A credere che esista “qualcosa” di nascosto, come un predatore, che poi si rivela non esistere si perde poco. Ma a credere che non ci sia nulla, quando invece c’è si può rischiare di trasformarsi nel pranzo di qualcuno.

Ecco perché i “creduloni” sono sopravvissuti a scapito degli scettici.

Sarebbe dunque questo, secondo Barrett, il meccanismo che ci porta a vedere un intervento angelico, nel caso di un colpo di fortuna, la mano del diavolo, se qualcosa invece ci va storto, o la presenza di un fantasma di fronte a un rumore strano o a un’improvvisa corrente d’aria gelida.

Se è davvero così, i fantasmi non sono solo superstizioni e creazioni di una mente suggestionabile, ma il prezzo che dobbiamo pagare per avere un cervello che in ogni momento si preoccupa di come salvarci le penne.

E a voi, è mai capitato di vivere situazioni in cui vi è sembrato di vedere un fantasma, un UFO o un mostro marino salvo poi accorgervi che si era trattato di un’illusione?


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti. Il suo primo thriller, Il passato è una bestia feroce, è in libreria dal 3 marzo. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitterGoogle+ e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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5 risposte

  1. Ho vissuto un’esperienza “con fantasma”: ero tranquillamente seduto a leggere, di notte, quando sento una voce cavernosa che pronuncia il mio nome. Ovviamente ne fui turbato, sembrava una chiamata dall’oltretomba.
    Ma sono un po’ sordo, si sa che di notte i suoni fanno scherzi… mi rimisi a leggere.
    Seconda chiamata, uguale: una voce cavernosa che mi chiamava. Avevo nel contempo paura e rabbia. Cos’era? Cos’era, veramente? Indagai per tutta la casa, fino a scoprire il colpevole: un rubinetto che gorgogliava. Il suono era GLA-GLO-GLO, o qualcosa di simile, che veniva trasformato dalla notte nel mio nome.
    Chissà quante “chiamate” del diavolo sono spiegabili con fenomeni simili.

    1. Infatti al termine dell’articolo Silvano Fuso scriveva:
      “È difficile al momento fornire un parere circa l’attendibilità dell’ipotesi magnetica: probabilmente non tutti i presunti avvistamenti hanno la stessa causa. In ogni caso è un’ipotesi interessante che merita ulteriori verifiche.”
      L’ipotesi antropo-psicologica invece a me pare più convincente.

  2. da solo in bagno, con le spalle al muro, mi sono sentito toccare ed appoggiare due volte le spalle con un dito, salvo poi scoprire che avevo urtato una scopa che si era appoggiata a me… comunque un paio di secondi di panico li ho vissuti… 🙂

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