Solo il tempo di morire: banditi a Milano negli anni ’70

Se Roma ha avuto il suo Romanzo criminale, Milano non è stata da meno. A raccontare quella tragica storia di sangue arriva Paolo Roversi, con una doppietta di romanzi sospesi tra cronaca e fiction.

Paolo Roversi - Milano Criminale, Solo il tempo di morire

Dopo Milano Criminale, dove si ricostruiva la storia dei banditi milanesi negli anni ’60, quelli del boom economico, è ora la volta dei ’70 e degli ’80, raccontati nel nuovo libro: Solo il tempo di morire

Roversi: Solo il tempo di morire
La copertina di “Solo il tempo di morire” (Marsilio).

Polo Roversi, scrittore, giornalista e sceneggiatore, fondatore e direttore del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival, oltre che del portale MilanoNera, conosce bene il mondo della malavita milanese. Non certo per averne fatto parte, ma perché ne ha approfondito lo studio con dedizione e cura.

Ma, essendo un romanziere, Paolo non poteva raccontare queste vicende in un saggio. Così ha realizzato due romanzi che riprendono fatti di cronaca realmente accaduti e li mescola con una narrazione fiction che gli permette di rendere il tutto più immediato. Inoltre, dove la cronaca non arriva, Paolo risolve la questione con la fantasia, senza stravolgere i fatti, ma rendendoli più comprensibili.

Forse è anche per questo mescolamento tra finzione e verità che i nomi dei protagonisti, benché riconoscibilissimi (chiunque sappia qualcosa di Milano e della sua mala riconoscerà infatti i veri criminali dietro soprannomi come Faccia D’Angelo, il Solista del mitra, il Marsigliese o il bandito del Giambellino), sono stati sostituiti con nomi di fantasia. La stessa scelta che aveva fatto Giancarlo De Cataldo quando raccontò le imprese criminali della Banda della Magliana nel suo Romanzo criminale.

E lo stesso De Cataldo deve avere molto apprezzato questo racconto dell’epica banditesca meneghina, poiché in occasione della ristampa di Solo il tempo di morire (Edito da Marsilio), ha scritto queste parole: «Il romanzo si divora, tiene, ha un gran ritmo, come del resto Milano Criminale, di cui rappresenta il logico sviluppo».

È un romanzo che in effetti scorre via come una pallottola, ricco ma allo stesso tempo asciutto e senza fronzoli.

Ma, insomma, per chi nulla sa di Milano o dei suoi banditi, si può riassumere Solo il tempo di morire?

È presto fatto.

Prima che Milano diventi la città da bere qualcuno deve conquistarsi il proprio posto al sole sotto la Madonnina. In lizza ci sono tre banditi con le rispettive batterie, e uno sbirro cocciuto e implacabile pronto a contrastarli.

Sullo sfondo, la Milano degli anni Settanta e Ottanta, la città rossa, teatro di una lotta senza quartiere per la supremazia fra grandi organizzazioni criminali e nascenti bande spietate. Ognuna col proprio sogno terribile e ambizioso: Faccia D’Angelo, il Catanese e il bandito dagli occhi di ghiaccio, tre uomini molto diversi che si contendono la supremazia su una metropoli fatta di rapine e gioco d’azzardo, di bische e rapimenti, di bordelli di lusso e di ruffiani, di bombe e morti ammazzati, di camorristi e mafiosi, di donne bellissime e pericolose, di auto potenti e abiti sartoriali ma, soprattutto, di fi umi di cocaina e denaro.

Un romanzo che è una corsa a perdifiato dal 1972 al 1984, dodici anni di storia criminale che hanno cambiato faccia alla città e all’Italia.

 


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti. Il suo primo thriller è Il passato è una bestia feroce. Si può seguire Massimo Polidoro anche su FacebookTwitterGoogle+ e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).


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