
Su Marta che aspetta l’alba sono uscite altre belle recensioni, mentre sabato sarò finalmente a Trieste per presentare il libro nella città che è teatro di questa storia e alla presenza della sua protagonista, Mariuccia Giacomini.
Su Marta che aspetta l’alba sono uscite altre belle recensioni, mentre sabato sarò finalmente a Trieste per presentare il libro nella città che è teatro di questa storia e alla presenza della sua protagonista, Mariuccia Giacomini.
Trentuno anni ieri se ne andava un eroe moderno, un uomo che è stato in grado di restituire dignità di persone a chi “persone” non erano più considerate: i matti. Si tratta di Franco Basaglia, veneziano nato nel 1924 ed è sua la frase che dà il titolo a questo post. Convinto già da studente che la malattia mentale non fosse curabile solo con la farmacologia, ma fosse importante instaurare un rapporto con il paziente psichiatrico, Basaglia si rese presto conto che le sue idee non erano ben viste in ambito accademico.
Sul quotidiano di Trieste “Il Piccolo” di oggi compare un bell’articolo-intervista a firma di Alessandro Mezzena Lona in cui racconto la genesi di “Marta che aspetta l’alba“. Prossimamente lo potrete leggere anche qui.