I
trucchi dei
fachiri!
Introduzione
a I segreti dei fachiri
E’ possibile che a molte persone, come a noi, la parola “fachiro” evochi
nella mente due immagini distinte. Un indiano magro e seminudo, magari con
la barba bianca, che nell’India misteriosa sta sdraiato su di un letto
di chiodi; oppure un uomo muscoloso che, più prosaicamente in una delle
nostre piazze, si esibisce in prove di forza, mangia il fuoco, spezza le catene,
e si sdraia sui vetri.
Tra queste due immagini stanno due secoli di penetrazione occidentale, soprattutto
britannica, nel subcontinente indiano: dalla Compagnia delle Indie, nel ‘700,
fino alla concessione dell’indipendenza nel 1947. Paradossalmente, l’India
era forse più familiare al lettore di quotidiani vittoriani nella Gran
Bretagna di un secolo fa, mentre le sue truppe combattevano guerre coloniali,
di quanto non lo sia oggi, quando le notizie vengono porte velocemente e superficialmente
dai media, e fruite nella disattenzione.
L’occidente si appropriò subito della figura del fachiro riproponendone
le incredibili capacità per la meraviglia degli spettatori. Tutto il
millenario retroterra culturale, filosofico e religioso indiano viene dimenticato.
Eppure basta aprire qualunque enciclopedia per rendersi conto che il fachiro,
come penitente che mortifica il corpo con prove fisiche dolorose, o come adepto
di tecniche Yoga che conferirebbero poteri superiori, originariamente era l’opposto
di un intrattenitore da piazza.
Ma si sa che omne ignotum pro magnifico. E dunque ogni paese esotico - conosciuto
ma non troppo - genera credenze circa misteriosi poteri paranormali di cui
darebbero prova alcuni suoi abitanti.
Di solito questo non sembra accadere per regioni completamente sconosciute,
né per paesi perfettamente noti.
E’ avvenuto invece per l’India, poi per certe zone del centro e
Sud America, poi per il Tibet. Addirittura qualcosa di simile accadde per l’Unione
Sovietica negli anni della Cortina di Ferro e della guerra fredda. In misteriosi
laboratori sovietici venivano scoperti, verificati e convalidati sensitivi
dai poteri psichici incredibili.
L’ultimo tentativo ha riguardato gli aborigeni australiani (provocando
peraltro il risentimento delle loro associazioni rappresentanti ufficiali).
Tutti questi fenomeni non venivano mai documentati in modo credibile, ma solo
tramite resoconti aneddotici, di seconda mano, di origini incerte e poco sicure.
Occorre allargare un po’ il discorso.
Più di un secolo di indagine scientifica dei presunti fenomeni paranormali
ha portato alla conclusione che essi sono una preda quanto mai sfuggente: tanto
che non si è ancora riusciti a dimostrare, in maniera convincente per
la comunità scientifica internazionale, la reale esistenza di nemmeno
uno solo di essi.
Ci si scontra qui con uno dei problemi di fondo della parapsicologia, la scienza
che studia questi fenomeni.
Da un lato, essa ha esaminato le “superstar” del paranormale, (ovvero
singole persone che vantavano capacità straordinarie in misura eccezionale),
e si è visto che sostanzialmente si arrivava a due spiegazioni: o un
trucco, o capacità normali, scambiate per soprannaturali. In occidente, è la
storia dei vari medium, dei vari Uri Geller, dei vari indovini.
Dall’altro lato, la parapsicologia ha anche esaminato un gran numero
di persone “normali” per vedere se, nel loro insieme, si trovassero
tracce deboli ma statisticamente significative delle stesse doti psi. In quest’ultimo
caso, quando ci sono stati dei risultati, essi sono stati piccolissimi, tali
da fare spesso sospettare più che altro l’esistenza di qualche
sottile errore sistematico negli esperimenti. Inoltre vale sempre la regola
che quanto più i controlli sono rigorosi, tanto più i fenomeni
e gli effetti tendono a scomparire (e viceversa).
L’India, comunque, non è più troppo misteriosa e anche
le incredibili capacità dei fachiri, santoni e Yogi sono state, bene
o male, studiate. Questa sembrerebbe quindi essere un’ulteriore occasione
ideale per tentare di ingabbiare un fenomeno paranormale. In fondo queste persone
, si dice, hanno acquisito queste capacità dopo anni di meditazione
e tecniche misteriose, e le posseggono ora in modo permanente, cosicché in
linea di principio le potrebbero dimostrare a qualunque studioso serio che
le volesse esaminare col necessario rigore.
Diciamo subito che nemmeno questa volta si è riusciti a catturare la
sfuggente preda dei fenomeni paranormali.
I casi esaminati con cura sono potuti essere spiegati. Di altri fenomeni sembra
ormai più che verosimile un’origine soltanto leggendaria. Alcuni
santoni poi, che evitano con cura di fornire qualunque dimostrazione scientifica
dei loro poteri divini, vantano tanti più seguaci quanto meno si rendono
verificabili. (In questo caso è chiaro che si parla solo dei fenomei
fisici che tali santoni pretendono di produrre; non si intende affatto mettere
in discussione il valore dei loro insegnamenti filosofici o morali.)
Nella stessa India esistono persone curiose e scettiche, che esaminano ognuno
di questi santoni, si intrufolano nei loro gruppi, ne svelano i segreti. E
lo stesso governo indiano conduce da anni un’opera ufficiale di informazione,
educazione e lotta alla superstizione tramite i rappresentanti di questi gruppi
razionalisti che passano di villaggio in villaggio a tenere conferenze e lezioni.
Chi volesse sapene di più sui fachiri, infine, dovrebbe proprio rileggersi
il sempre classico Viaggio nel mondo del paranormale di Piero Angela, che dedica
a essi un intero capitolo.
Possiamo dire che le “spiegazioni” ricadono sotto poche categorie:
trucchi da illusionista (e di questi ci occuperemo poco); leggende; casi per
i quali non si concede il permesso di indagare; e fenomeni naturali scambiati
per paranormali, come capacità fisiologiche comuni a tutti ma che appaiono
applicate in modo sorprendente.
Dunque tutto è spiegato, o almeno spiegabile? Dunque siamo condannati
a essere eternamente delusi per non avere trovato il miracolo dove lo volevamo
tanto?
Pensiamo che questo nostro libro possa essere interessante per chi vuole capire,
non per chi vuole credere a priori. E chi vuole capire sa che esiste un gusto
della scoperta, e ancora di più un gusto dell’indagine e della
sperimentazione, che vale mille volte l’accettazione cieca di una credenza.
E’ la curiosità lancinante che si prova quando si ammira un abile
illusionista all’opera. Si vuole sapere come fa. Si deve sapere come
fa. Chi sorride e scrolla le spalle non legga questo libro.
Chi invece lo leggerà, troverà argomenti assai vari: fachiri
che levitano; la corda magica, sospesa a mezz’aria e lungo la quale lo
yogi si arrampica per poi sparire; Sai Baba e le sue materializzazioni di cenere
sacra e orologi d’oro; la storia di Basava Premanand, un vagabondo a
caccia di miracoli, e la spiegazione di molte tecniche. Come mangiare il fuoco,
come masticare il vetro, come fermare il battito del cuore...
Parlando di queste tecniche è necessaria una premessa. Esistono vari
libri che spiegano fenomeni simili. Come abbiamo visto, sull’onda dell’esotismo
ottocentesco molti furono gli imitatori delle imprese dei fachiri, e il fachirismo
da teatro, o da piazza, è una branca dell’arte magica. Spesso
le spiegazioni date su questi manuali - a volte sempre le stesse, ripetute
peddissequamente da un volume all’altro - sembrano meno che verosimili.
Per fare un solo esempio: è facile trovare la ricetta di un “magico
liquido” da applicare ai piedi per poter camminare sui carboni ardenti.
Ma il problema è molto semplice: o si riesce a rendere la pelle della
pianta dei piedi così spessa e callosa da essere protetta, oppure nessun
unguento avrà efficacia. Nemmeno un anestetico: si potrà non
sentire il dolore, ma non evitare le bruciature.
Oppure esiste un altro metodo? Dovrete leggere più oltre per scoprirlo!
Dunque occorre una grandissima cautela nell’affrontare prove potenzialmente
pericolose sulla base di spiegazioni meno che solide.
Gli esempi riportati sono quelli che abbiamo verificato personalmente, e dei
quali ci sentiamo di parlare per esperienza diretta. Al lettore che, spinto
da un irresistibile desiderio di provare, decida di cimentarsi in qualcuna
di queste tecniche, ci sentiamo di dare alcuni suggerimenti.
Leggete bene la descrizione dell’esperimento, e vedete se ve la sentite.
Alcune persone svengono appena si pungono con uno spillo, e si ritengono delicate
e timorose. Non si tratta di qualità negative, ma certo per alcuni esperimenti
fachiristici occorre superare una certa resistenza iniziale.
Alcuni esperimenti vi attireranno, altri vi incuteranno sempre timore. Per
esempio, tra gli stessi autori di questo volumetto, uno (M. P.) ha camminato
sui carboni ardenti come se nulla fosse, mentre il secondo autore non se lo
sognerebbe mai: egli preferisce masticare vetro e trafiggersi con spilloni.
Insomma, conoscete voi stessi, e poi siate molto prudenti. Se avete dei dubbi,
non fatelo.
Siamo circondati di oggetti potenzialmente pericolosi: automobili, fiammiferi,
benzina e coltelli. Tutti si possono utilizzare, se si è attenti. Ma
diventare i fachiri non è obbligatorio. Si può godere della lettura
di questo libro anche senza prove pratiche.
Chi invece imparerà qualche tecnica, dovrebbe cercare di presentarla
nel modo più adeguato. Non si parli di “trucco” - che tale
non è - ma di esperimento volto a dimostrare delle incredibili capacità fisiologiche,
e si esegua la dimostrazione con una certa messa in scena e solennità.
Gli spettatori reagiranno affascinati, a volte orripilati o disgustati, ma
mai potranno restare indifferenti.
E per piacere, spiegate che si tratta di abilità acquisite con fatica,
seguendo tecniche segrete, ma che sono pur sempre fisiologicamente possibili,
e che non si tratta di poteri paranormali, magici, miracolosi, o ottenuti dopo
vent’anni di meditazione.
Luigi Garlaschelli e Massimo Polidoro
(Dall'introduzione
a I
segreti dei fachiri)
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