Un
indagine storica e scientifica
di
Massimo Polidoro
Introduzione
a Grandi gialli della storia
Londra, 1888. Una belva sanguinaria terrorizza i quartieri degradati di Whitechapel,
avvicinando prostitute che poi sventra a tradimento. Il serial killer si
faceva chiamare “Jack lo Squartatore”, ma nessuno è mai
riuscito a scoprire chi fosse realmente…
Parigi, 1703. Alla Bastiglia muore un prigioniero di cui nessuno conosce l’identità.
Da oltre trent’anni, infatti, quest’uomo giace in carcere costretto
a indossare una maschera che gli nasconde il volto. Qual è il segreto
che deve custodire a costo della vita?
Ekaterinburg, 1917. Lo Zar Nicola II e la sua famiglia vengono trucidati e
poi sepolti in un luogo misterioso. Tre anni dopo si fa avanti una ragazza
che dice di essere Anastasia, la figlia dello Zar, miracolosamente scampata
al massacro. Ma la sua storia sembra troppo bella per essere vera…
Norimberga, 1828. Un ragazzo spuntato dal nulla, che non sa parlare, non sa
camminare e non ha mai visto niente del mondo, sconvolge la Germania. Qualcuno
sospetta che Kaspar Hauser, così si chiama il giovane, sia il discendente
perduto di una nobile famiglia. Poi un giorno qualcuno lo pugnala a morte…
Miami, 1937. Amelia Earhart è la più famosa aviatrice del mondo
e si prepara a compiere il primo giro del globo in aeroplano. Ma non arriverà mai
a destinazione e scomparirà sorvolando l’Oceano Pacifico. E se
in realtà Amelia fosse stata una spia poi fatta prigioniera dai giapponesi?
Dallas, 1963. Il corteo del presidente Kennedy attraversa la città quando
qualcuno improvvisamente fa fuoco e uccide JFK. L’assassino, Lee Harvey
Oswald, è catturato quasi subito, ma solo tre giorni dopo anche lui
finisce ucciso. E se Oswald non avesse agito da solo e fosse stato eliminato
per coprire un diabolico complotto?
Firenze, 1985. Il “Mostro di Firenze”, l’assassino seriale
che da quasi vent’anni terrorizza le colline fiorentine uccidendo e mutilando
coppiette isolate, colpisce per l’ultima volta. Le indagini durano anni,
seguono false piste e portano infine all’arresto e alla condanna di tre
persone, accusate di avere agito insieme. Ma forse non sono soli e hanno agito
su ordine di ben altri “mostri”…
Sono sette tra i più straordinari misteri degli ultimi trecento anni.
Enigmi che ne contengono molti altri, come in un gioco di scatole cinesi.
Alcuni forse potranno essere svelati in futuro mentre altri resteranno per
sempre
irrisolti.
Ma come si indaga su un fatto avvenuto nel passato e oggi considerato un
mistero? E’ possibile farlo come se si conducesse un’inchiesta di polizia
o, ancora meglio, come se si svolgesse un’indagine scientifica?
Sono domande che ne sottintendono un’altra: la storia può essere
indagata come una scienza? In fondo, gli eventi del passato sono accaduti,
sono là, nessuno li può più cambiare e, almeno per quelli
più importanti, esistono documenti di vario tipo che possono attestarne
l’effettivo accadimento.
Detta così sembrerebbe una questione molto semplice: si indaga sul passato,
si cercano gli elementi che documentano i fatti e poi li si racconta. Ma non è affatto
così.
Innanzitutto, possono essere successi fatti che non sono stati in alcun modo
registrati e i resoconti relativi a quelli documentati, poi, possono essere
incompleti, oppure alterati apposta per nascondere una data verità.
C’è poi da tenere presente che gli storici, anche quando sono
concordi sui fatti principali, possono ancora dividersi sulle conclusioni e
sulle interpretazioni che se ne possono trarre. Lo storico non è necessariamente
obiettivo, può avere finalità politiche, sociali o morali attraverso
cui può filtrare i suoi resoconti.
Infine, come scrisse L. P. Hartley, il passato è come un paese straniero,
dove fanno le cose in modo diverso da come ce le immaginiamo. Significa che
anche se si riesce a ricostruire il succedersi esatto degli eventi, mancherà sempre
qualcosa alla nostra ricostruzione. E questo è tanto più vero
quanto gli eventi sono accaduti più in là nel tempo.
L’indagine storica, dunque, è piena di trabocchetti e di falsi
indizi che possono facilmente indurre fuori strada e rendere difficile, se
non impossibile, dire come possono essere andate un tempo le cose.
La storia, quindi, non è come un virus o una cellula che possono essere
studiati al microscopio e nemmeno come una stella che, per quanto lontana nello
spazio e nel tempo, può ancora essere osservata con il telescopio.
Però, se la storia non può essere studiata come una scienza,
si possono sicuramente sfruttare gli strumenti della scienza per l’indagine
storica.
Il metodo, innanzitutto. Si può cioè affrontare l’argomento
in esame con obiettività scientifica, facendo come consigliava Sherlock
Holmes: «Si elimina l’impossibile e quello che resta, per quanto
improbabile, non può che essere la verità».
Ma eliminare l’impossibile non è sempre facile.
Intorno alla scienza, per esempio, esistono false discipline che si “travestono” da
scienza senza esserlo: sono attività quali l’astrologia, il paranormale,
le false cure mediche, ecc… Il finto scienziato, però, è sempre
facilmente riconoscibile perché si presenta con alcune caratteristiche
ricorrenti: 1) vanta titoli altisonanti rilasciati da fantomatiche istituzioni,
ma raramente possiede regolari titoli di studio; 2) disprezza il mondo scientifico
che, a suo dire, mostrerebbe una pregiudiziale chiusura nei suoi confronti
per paura di perdere prestigio e potere; 3) denuncia continue congiure ai suoi
danni da non meglio identificati “centri di potere”; 4) cita spesso
esempi in cui illustri scienziati sono stati incompresi dalla comunità scientifica
dell’epoca; 5) non diffonde le sue “scoperte” tramite i normali
canali usati dalla scienza (riviste accreditate, congressi…) ma preferisce
rivolgersi ai grossi mezzi di comunicazione (tv, giornali popolari…);
6) il suo linguaggio è infarcito di termini scientifici, al fine di
apparire altisonante, ma è privo del rigore che caratterizza la vera
scienza; 7) rifiuta di sottoporre le proprie affermazioni a controlli scientifici,
preferendo portare in suo favore le testimonianze dei loro seguaci; 8) spesso
afferma che solo chi è particolarmente sensibile, o ha una certa esperienza,
può verificare le sue affermazioni: in altre parole, solo pochi prescelti
avrebbero questa fortuna per un non meglio precisato “diritto di nascita”.
Sono tutte caratteristiche che si possono bene adattare anche ai “finti
storici”, a quegli studiosi, cioè, che partono con un’idea
ben precisa in testa di quale deve essere la soluzione di un mistero e poi
selezionano i fatti, conservando quelli che confermano la propria tesi e
ignorando tutti gli altri.
In genere, si tratta di persone che una volta che hanno deciso di avere trovato
la “verità” su qualcosa, diventa impossibile convincere
che forse si sbagliano. A ogni loro prova che viene smontata, contrappongono
obiezioni sempre più incredibili e cervellotiche. Esempi di questo tipo
li vedremo in particolare nelle indagini condotte, nel corso del tempo, su
Jack lo Squartatore, su Anastasia e sull’assassinio del presidente
Kennedy.
Come spesso capita in casi simili, la questione scivola inesorabilmente dal
piano scientifico a quello della fede. Chi vuole credere a una data teoria,
dunque, continua a farlo nonostante l’accumularsi di tutte le prove contrarie.
E’ un vero e proprio zelo religioso quello che anima certi studiosi,
uno zelo che fa vedere loro cospirazioni internazionali scatenate per nascondere
la verità che solo loro hanno scoperto.
Diradato per quanto possibile, dunque, il fumo alimentato dalle tesi sconclusionate
dei falsi studiosi, eliminato cioè l’impossibile, si tratta finalmente
di analizzare quello che rimane. Qui può succedere che le possibili
spiegazioni rimanenti siano più di una e, dunque, si tratterà di
scegliere quella che meglio di ogni altra risponde al problema. Può non
essere facile e può non essere possibile.
Si pensa di solito che più passa il tempo più certi misteri saranno
irrisolvibili; invece, per certi aspetti, il passaggio del tempo è una
benedizione per lo storico, perché permette alla scienza di evolvere
e di fare quei progressi che le permetteranno di risolvere alcuni degli enigmi
più intricati.
Un esempio eclatante è fornito dalla possibilità di esaminare
il DNA presente su reperti organici. Il profilo genetico di un individuo è infatti
diverso da quello di qualsiasi altra persona al mondo (con l’eccezione
dei gemelli monozigoti, il cui profilo è identico). Di conseguenza,
ciò permette l’identificazione inequivocabile di ogni individuo.
Un’informazione che in certi casi, come vedremo, può rivelarsi
la vera e propria soluzione di un mistero.
Anche la psicologia può essere di molto aiuto nell’indagine storica.
Capire certi processi mentali e certi comportamenti serve anche a capire come
possono essere andate le cose in un dato momento. La psicologia della testimonianza,
per esempio, ci permette oggi di guardare da una nuova prospettiva specifici
episodi. I tanti limiti e le fallacie che caratterizzano le nostre capacità percettive
e mnemoniche ci rivelano quanto poco affidamento si possa fare sui resoconti
dei testimoni oculari.
Detto questo, non vorremmo però si pensasse che l’indagine storica
sia un’attività barbosa, riservata a grigi topi da biblioteca
privi di fantasia . Tutt’altro, l’attività dello storico
può essere eccitante e affascinante quanto quella del più avvincente
dei romanzi. Difficile a credersi? Vediamo.
Nel 1966 Ellery Queen, pseudonimo dietro cui si nascondevano due cugini di
origine polacca, Frederic Dannay e Manfred B. Lee, pubblica il romanzo A
Study in Terror (in Italia: Uno studio in nero, Mondadori, 1980). Si tratta
di un
divertente pastiche in cui Ellery Queen, che oltre a firmare i romanzi è anche
il protagonista delle storie, si trova tra le mani un manoscritto inedito del
dottor Watson, l’inseparabile compagno di Sherlock Holmes. Il manoscritto
narra l’indagine che a suo tempo Holmes aveva condotto sui delitti di
Jack lo Squartatore, indagine in cui Queen, decenni dopo, si trova a sua volta
coinvolto. Per gli appasionati di Holmes è sicuramente una lettura godibile,
lo stile di Conan Doyle, inventore dello Sherlock Holmes originale, viene ricreato
in maniera credibile. Tuttavia, la storia di Jack lo Squartatore è noiosa
e poco avvincente. Personaggi, indagini e moventi non sono che un’imitazione
grossolana di quanto avvenne realmente a Whitechapel nel 1888.
Non va meglio a Robert Bloch, lo scrittore reso celebre dalla trasposizione
cinematografica che Hitchcock fece di uno dei suoi libri, Psycho, che nel
1984 manda in stampa un libro intitolato The Night of the Ripper (in Italia:
Jack
lo squartatore, Bompiani, 2002). Questa volta, l’autore ricrea meglio
di quanto avesse fatto Queen l’ambiente, ma i personaggi sono piatti,
l’intrigo poco avvincente e la soluzione finale deludente.
Cosa dimostrano questi due esempi? Che non è affatto detto che un romanzo
giallo debba essere più avvincente della realtà. Tanto nella
vicenda di Jack lo Squartatore quanto in tutti gli altri casi esaminati nelle
pagine che seguono non sempre le cose sono davvero come sembrano in principio
e la ricerca della soluzione è costantemente ostacolata da colpi di
scena, sfide e autentici brividi. Tutti elementi tipici dei romanzi gialli
ma con il vantaggio di essere assolutamente autentici.
Chi, per esempio, ha scritto realmente le lettere attribuite a Jack lo Squartatore
e perché l’unica considerata autentica non è firmata con
quel macabro pseudonimo? Perché qualcuno sostiene che il segreto custodito
dall’uomo nella Maschera di Ferro riguardasse nientemeno che il Santo
Graal? Come è possibile che le ossa dei Romanov siano misteriosamente
scomparse? Chi e perché aggredisce due volte e uccide Kaspar Hauser,
se davvero era solo un povero trovatello? Chi sono i due aviatori catturati
dai giapponesi poco dopo la scomparsa di Amelia Earhart e del suo navigatore?
Come ha potuto un tiratore “scarso” come Lee Harvey Oswald centrare
il presidente Kennedy con un fucile scadente e sparando tre colpi in meno di
5 secondi? Come faceva il contadino Pietro Pacciani, che faceva solo lavoretti
saltuari e aveva passato in carcere gran parte della vita, ad avere messo da
parte l’equivalente odierno di oltre un miliardo di lire?
Sono solo alcuni dei tantissimi interrogativi riguardanti i sette casi di
cui ci stiamo per occupare, e per avere le risposte non dovete fare altro
che voltare
pagina. Come ogni buon giallo insegna, non bisogna mai anticipare il finale….
(Dall'introduzione
a Grandi
gialli della storia)
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