telepati e lettori del pensiero

Un abile lettore del pensiero, o mindreader come si dice negli Stati Uniti, segue le silenziose indicazioni di un soggetto. I parapsicologi affermano che in futuro tutti quanti saremo in grado di attivare aree sinora inutilizzate della mente umana. Il potenziale c’è – o così almeno ci dicono – ma va sviluppato. A differenza degli scienziati, che con pazienza conducono gli esperimenti nei laboratori, i lettori del pensiero professionisti non mancano mai di ottenere risultati perfetti nelle loro dimostrazioni. Addirittura, sono pronti a scommettere fortemente sulla propria capacità di ottenere risultati apparentemente impossibili. telepati

George Kreskin affermava che poteva trovare l’assegno nascosto che rappresentava il suo compenso e che, se non ci fosse riuscito, sarebbe rimasto senza paga. Un comitato formato da spettatori aveva nascosto il prezioso pezzo di carta mentre il lettore del pensiero si trovava in un’altra stanza. Nei minuti conclusivi dello spettacolo prese la mano della donna che aveva scelto il nascondiglio e rapidamente la condusse da un uomo seduto tra gli altri spettatori. Kreskin chiese all’uomo di alzarsi in piedi e mosse in su e in giù, a pochi centimetri dallo spettatore, la mano libera. Pochi istanti prima della fine, il lettore del pensiero estrasse trionfalmente l’assegno, che rappresentava il suo compenso, dalla scarpa sinistra dell’uomo.

Per molti anni, quest’efficace finale aveva caratterizzato lo spettacolo di Franz J. Polgar. Nonostante la trepidazione del suo agente, che temeva di perdere la sua percentuale, lo showman magiaro non mancò mai il risultato. Mentre portava lo spettacolo da una parte all’altra dell’America, riuscì a individuare gli sfuggenti assegni in diversi luoghi alquanto inaspettati… Una volta sfilò dalla canna della pistola di un comandante di polizia texano l’assegno arrotolato che vi era stato infilato; un’altra volta lo trovò sigillato in una palla da tennis. Non esitò nemmeno a scollare, dalla scarpa di una donna, il tacco dov’era stato alloggiato, in una cavità nascosta, l’assegno ben ripiegato. Mostrò qualche disagio nel recuperare l’assegno solo la volta che l’avevano nascosto nel reggiseno di una spettatrice. La rivista Look raffigurò il lettore del pensiero, piccolo e coi capelli grigi, a New York mentre fissava l'Empire State Building. Un piccolo fermabanconote d’argento era stato nascosto da qualche parte nel grattacielo. Un’altra fotografia mostrava il fiducioso lettore del pensiero mentre conduceva nel corridoio una donna, a conoscenza del nascondiglio, che teneva in mano l’altra estremità del suo fazzoletto da taschino. L’ultima fotografia faceva capire che Polgar aveva trovato l’oggetto in una bottega al piano interrato dove si riparavano lucchetti e serrature. Il fermabanconote era stato nascosto nel cassetto inferiore di uno schedario metallico.

Il primo grande lancio pubblicitario di Polgar ebbe luogo quando gli studenti di giornalismo alla New York University misero in scena una pantomima poliziesca, e poi lo chiamarono in classe. In venti secondi Polgar individuò quale studente aveva interpretato la vittima. Quindici secondi più tardi identificò l’assassino. Passarono ancora venti secondi e Polgar mostrò il cancellino per lavagna che era stato utilizzato come arma. «Non poteva esserci alcuna collusione - scrisse il World Telegram in un articolo di quattro colonne, corredato di fotografie, del 2 maggio 1936 - si trattò, come convennero i professori, di un’inconfutabile dimostrazione del fatto che la trasmissione del pensiero, oggetto d’incessante dibattito, è possibile». Nella sua autobiografia, Storia d’un ipnotizzatore, Polgar si mostra critico nei confronti di «falsi lettori della mente, mentalisti e indovini». Dice che il pubblico credulone è «gabbato… al ritmo di quaranta milioni di dollari all’anno». Tali ciarlatani, Polgar accusa, producono «la più irresponsabile letteratura». Parla di «racket della lettura del pensiero», reso possibile dalle persone che «desiderano credere». Tuttavia, sostiene che il suo cervello sia simile a un radioricevitore, in grado di sintonizzarsi sulle onde del pensiero quand’egli si trova in uno stato di “semi-trance”. Afferma orgogliosamente che la scienza non è capace di spiegare il suo misterioso talento, non essendo neppure lui consapevole di come e perché funzioni.

telepateAnche la maggior parte dei suoi predecessori affermavano di non comprendere la tecnica della lettura del pensiero. J. Randall Brown – Il grande! L’unico! L’originale! Lettore del Pensiero – giunse a New York dopo il successo delle sue dimostrazioni a Chicago, St. Louis e Cincinnati nell’estate del 1874. L’artista ventiduenne si produsse in un’anteprima per la stampa il 2 luglio nell’albergo Sturtevant House. Chiese a un cronista di pensare a un oggetto e al luogo dove esso si trovava, dopodiché premette il palmo aperto della mano sinistra del giornalista contro la propria fronte. Prima di ciò, lo snello mentalista dai biondi capelli lunghi sin quasi alle spalle si era legato un fazzoletto per coprirsi gli occhi. Camminando per il corridoio, trovò nella terza stanza, sotto un tavolino, l’oggetto: una tazzina. Dopo circa trenta secondi, seguendo le indicazioni silenziose di un altro cronista, s’introdusse nella camera adiacente, dove indicò il portacalamaio artistico che il volontario si era mentalmente raffigurato. Il Daily Graphic scrisse: «Randall Brown è persino in grado di individuare il luogo di nascita di qualunque forestiero e rivelare il nome di qualunque persona deceduta sulla quale silenziosamente concentrate il pensiero».

Quando, prima di diventare un lettore del pensiero professionista, ancora lavorava come cronista per un quotidiano di Chicago, vinse una scommessa trovando il proverbiale ago nel pagliaio. L’ago in questo caso era uno spillo, e il pagliaio il centro cittadino. Chiese soltanto che lo spillo fosse nascosto in un luogo facilmente raggiungibile camminando. Quando lo sfidante tornò, Brown si bendò, prese la mano dell’uomo e fece strada tra la folla sino all’albergo Sherman House. Là s’inginocchiò, sollevò un lembo del tappeto davanti all’ingresso ed estrasse il luccicante oggetto metallico dalle fibre. Trovare aghi e spilli sarebbe diventato uno dei numeri più celebri degli spettacoli di J. Randall Brown negli Stati Uniti e all’estero. A Dublino, un lettore del pensiero dilettante che riteneva di conoscere la tecnica per realizzare l’esperimento affittò un teatro. Fu nascosto uno spillo e l’ambizioso artista fu bendato e condotto al centro del palcoscenico. Vagò incerto avanti e indietro tra le luci del palco sino a quando la sua pazienza, come quella del pubblico, si esaurì. L’uomo che aveva nascosto lo spillo suggerì all’artista dilettante di riposarsi. Quando il fondo dei pantaloni toccò la sedia, fece un salto ed emise un grido. Aveva trovato lo spillo, che era stato collocato nella sedia con la punta in alto.

Testo tratto dalla rivista Magia