Domani, 21 ottobre, Martin Gardner, l’umile genio della matematica ricreativa, compirebbe 101 anni.
Per ricordarlo, vi propongo uno scambio che ebbi con lui alcuni anni fa sul senso dell’indagine del mistero.
Nato a Tulsa, in Oklahoma, il 21 ottobre 1914, e scomparso il 22 maggio 2010, Martin Gardner è stato uno dei più celebrati creatori e divulgatori di enigmi e giochi matematici.
Affascinato sin da piccolo dal mondo dell’llusionismo inventò e pubblicò i suoi primi trucchi a 16 anni. Nel 1956 iniziò a curare una rubrica di giochi matematici per la rivista Scientific American e continuò per i successivi trent’anni, divulgando presso il grande pubblico argomenti di carattere matematico quali i flessagoni, i polimini, gli origami, i frattali, i labirinti e la crittografia.
In particolare, si interessò di linguistica ricreativa, che riteneva allo stesso livello della matematica divertente. In questo campo si occupò in particolare di palindromi, parole o frasi che possono essere lette anche all’incontrario, e rese pubblico il concetto di alfagramma, una parola le cui lettere vengono riordinate in ordine alfabetico (ad esempio l’alfagramma di “gardner” è “adegnrr”), secondo il procedimento che utilizzano i computer per trovare gli anagrammi.
Scrisse decine di libri e centinaia di articoli in settori anche lontani dall’enigmistica: dalla matematica alla filosofia della scienza, dalla religione all’indagine critica dei fenomeni paranormali. In italiano si possono ancora trovare parecchi suoi libri.
Lo conobbi quando ancora ero apprendista di James Randi, negli Stati Uniti. All’epoca gli parlavo solo al telefono, visto che lui non si muoveva mai dalla sua casa a Tulsa, in Oklahoma. Poi, iniziammo a corrispondere. Poiché non si serviva di Internet e non usava il computer, ho la fortuna di ricevere da lui bellissime lettere scritte a macchina e poi annotate e corrette a penna.
Una volta gli chiesi come mai avesse dedicato così tanto tempo della sua vita alla critica del paranormale. Mi rispose proprio come mi aspettavo e come risponderei io alla stessa domanda.
«In un certo senso», disse Gardner, «mi dispiace impegnare così tante energie nello smascheramento delle pseudoscienze. Non nego che spesso tutto ciò sia un puro e semplice spreco di tempo e fatica. Mi sono divertito molto di più a scrivere il libro con Carnap o gli altri libri di scienza e matematica. Però, oltre alla meraviglia che mi dona ogni volta vedere fino a che punto si spinge l’umana creduloneria, smontare le affermazioni della falsa scienza è un modo divertente e indolore per imparare come funziona davvero la scienza, quella buona.
«Per sapere dove sbagliano gli oppositori di Einstein, per esempio, devi capire come funziona la teoria della relatività. Devi sapere come funziona la statistica per capire che Il Codice Genesi di Michael Drosnin è una stupidaggine. E devi conoscere il potere del placebo per renderti conto del motivo per cui guaritori e pranoterapeuti sembrano efficaci.
«Ma c’è un altro motivo, forse più importante, per cui vale la pena combattere l’irrazionalità. Idee pseudoscientifiche e credenze infondate si trasmettono anche ai nostri leader politici e le conseguenze non possono che essere dannose per tutta la società. Guarda per esempio che cosa succede oggi nel mio Paese con l’assurda battaglia che i creazionisti, spalleggiati da vari politici conservatori, hanno lanciato contro Darwin e l’evoluzione. Si rischia di equiparare fatti scientifici, incontrovertibili, con quelli che sono solo dogmi religiosi e credenze individuali. Un fatto che se accettato ci riporterebbe indietro di secoli».
A volte, leggendo alcuni scritti di Gardner, così come del resto capita anche per il lavoro del CICAP, ci si sente dire che sembriamo avere una risposta per tutto e che con le nostre indagini toglieremmo incanto all’universo.
«Che sciocchezza!» mi rispose Gardner. «Sono talmente tante le cose che ancora non sappiamo che non c’è nessun rischio di togliere fascino all’universo. Non sappiamo, per esempio, se c’è vita altrove nel cosmo o se la vita è qualcosa di così raro che si trova solo sulla Terra. Non sappiamo se esiste un solo universo o se invece c’è un multiverso dove un numero infinito di universi nasce, vive e muore, ognuno con le sue leggi e costanti fisiche. Non sappiamo se la meccanica quantistica si trasformerà prima o poi in una teoria più profonda. Non sappiamo se l’elettrone si rivelerà possedere una struttura interna…
«Cosa darei per sapere queste e altre mille cose simili! Quello che so per certo, però, è che la mente umana, o anche solo la mente di un gattino, sono di gran lunga più interessanti nella loro complessità di qualunque fantasia pseudoscientifica».
E voi che cosa ne pensate? Ha senso dedicare tanto tempo all’indagine del mistero e delle pseudoscienze?
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su Facebook, Twitter, Periscope, Google+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).