JFK: un’intrigante ipotesi sul primo sparo

Massimo Polidoro nella Dealey Plaza a Dallas: alle sue spalle il tratto di strada in cui il presidente Kennedy fu colpito e l'edificio noto come Texas School Book Depository dal sesto piano del quale Lee Harvey Oswald sparò tre colpi.

Il 22 novembre del 1963, a Dallas, il presidente Kennedy veniva ucciso da tre colpi di fucile sparati da Lee Harvey Oswald appostato al sesto piano del Deposito di Libri del Texas in Dealey Plaza (quello che si vede alle mie spalle nella foto). Appurato che di storie di complotti e cospirazioni ne sono fiorite a decine in questi quasi 50 anni, ma nemmeno una riesce a superare l’esame delle prove a sostegno, resta il fatto che Oswald sparò tre colpi. Orbene, di quei tre colpi è stato chiarito “ad nauseam” il percorso seguito dal secondo (quello che ha ferito prima Kennedy e poi il Governatore Connolly seduto davanti a lui e che i cospirazionisti, alterandone il percorso, chiamavano il “proiettile magico”) e dal terzo (quello fatale che ha centrato la testa del presidente). Ma c’era sempre un bel punto di domanda su che fine avesse fatto il primo colpo che aveva mancato il bersaglio.

In questo 48mo anniversario è andato in onda sul National Geographic Channel un nuovo documentario, JFK: The Lost Bullet, che propone una teoria avanzata alcuni anni fa dal giornalista Max Holland. Analizzando tutti i filmati disponibili di quegli attimi fatali, e non solo il celebre filmato di Zapruder, Holland si è convinto che il primo proiettile potrebbe essere stato sparato prima di quanto si credeva. Nel momento, cioè, in cui la limousine svolta su Elm Street, cioè esattamente davanti al Deposito libri, Oswald aveva la migliore visuale del bersaglio e qui può avere premuto il grilletto per la prima volta. Ma il colpo ha mancato il bersaglio. Com’è possibile?

L’ipotesi di Holland è che il proiettile abbia in realtà colpito il sostegno del semaforo sospeso sopra la strada e sia stato così deviato. A sostegno di questa ipotesi c’è tra l’altro la visione dei filmati girati all’epoca, compresi quelli dell’FBI girati pochi giorni dopo il delitto per ricostruire la scena (e presi anche dal punto di vista dell’assassino), in cui si vede chiaramente che il semaforo ha un foro. Non c’è la prova concreta che sia andata così, quel vecchio semaforo è sparito da tempo, ma è la prima volta che un’ipotesi riesce a spiegare in modo convincente come poté quel primo colpo (udito da tutti i testimoni nella piazza) mancare Kennedy.

Inoltre, ha l’indubbio fascino della “lettera rubata” di Poe. Una soluzione, cioè, che spiega i fatti riuscendo a vedere qualcosa che nessuno ha mai notato prima anche se, per quasi cinquant’anni, era sempre stata sotto gli occhi di tutti. Un cambio di prospettiva riuscito solo dopo che Holland si rese conto che probabilmente il filmato di Zapruder (che lo ricordo era senza sonoro) non riprendeva tutti e tre gli spari, come si era sempre creduto, ma solo gli ultimi due. Anticipando invece il primo sparo al momento della curva, si ha inoltre una dilatazione dei tempi: i tre spari sarebbero stati sparati in 11 secondi, un tempo assolutamente plausibile, anziché nei più difficili 5 o 6 di solito indicati dai teorici della cospirazione.

Interessante anche vedere nel documentario, per la prima volta restaurato, il filmato di Robert Huges, che riprende da lontano il Deposito dei libri e alla finestra del sesto piano sembra di vedere Oswald muoversi (si vede qualcosa, ma anche dopo il restauro bisogna lavorare di fantasia per riconoscere un volto).

Per chi ne vuole sapere di più segnalo questo approfondito articolo in cui si esamina l’ipotesi di Holland (che risale al 2007 ma che oggi ha ricevuto molta più attenzione grazie al documentario). Qui sotto invece trovate una breve intervista con lo stesso Holland in vista del programma del NGC. Questa sera, per chi legge in tempo, su Raidue (alle 23.30) va in onda un altro ottimo documentario a “La storia siamo noi”: “Il fantasma di Oswald”, in cui si cerca di capire che cosa ha portato Oswald a premere il grilletto quel terribile giorno di novembre del 1963.

E per finire, ho tra le mani il nuovo libro di Stephen King 22/11/63, uscito da pochi giorni per Sperling & Kupfer (e tradotto da Wu Ming I), in cui per la prima volta lo scrittore si confronta con un autentico fatto storico e cerca di capire cosa succederebbe se qualcuno potesse viaggiare indietro nel tempo e fermare Oswald prima che spari. Poiché insieme a milioni di altri lettori considero King uno dei più grandi “storyteller” della nostra epoca, e dato l’interesse che riveste per me la vicenda dell’assassinio Kennedy, le aspettative sono piuttosto alte. Se, come spero, si tratta di un capolavoro tornerò presto a parlarne.

 

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3 risposte

  1. Lei Polidoro non sa nulla, come tutti quelli del Cicap, patetiche veline del conformismo governativo. Lei vuole parlare di cose di cui non ha la minima idea, e definisce “complottismo” ciò che CENTINAIA di studi seri e di indagini SERIE (tra cui ad esempio quelle di GIANNI BISIACH) hanno chiaramente documentato come una sparatoria compiuta da PIU’ attentatori. Ovviamente lei si guarda bene dal citare il fatto che una pallottola finì a colpire Jim Tague, vicino al triplo sottopassaggio. Un altro colpo raggiunse Kennedy ALLA GOLA dal davanti, e un altro alla schiena, Infine quello decisivo lo colpì alla tempia dal davanti e gli fracassò il capo.
    E ovviamente, anziché scrivere tonnellate di frescate, le basterebbe leggere una paginetta – come quella scritta da Jim Fetzer http://www.john-f-kennedy.net/abcssimulationspectaculardisinformation.htm
    per capire che il colpo alla gola non poteva coincidere con quello alla schiena, dal momento che il colpo alla schiena era di 5 pollici e ½ (14 cm.) ben al di sotto della linea del collo della camicia. E siccome l’eventuale sparatore dal 6° piano del deposito libri avrebbe sparato con un’angolazione verso il basso di 17°, era impossibile che il colpo alla schiena traversasse il collo.
    Né funziona la spiegazione secondo cui Kennedy poteva avere la giacca sollevata (avendo un braccio appoggiato al finestrino) poiché l’autopsia e le foto dei reperti dimostrano che SIA la camicia che la giacca avevano entrambi un foro dietro a 5 pollici sotto la linea del collo.
    Inoltre – come dimostrato da David Mantik, era impossibile che una pallottola sparata attraverso il collo da dietro non impattasse le vertebre, finendo deformata subito, al contrario della ridicola teoria del proiettile magico.
    Senza contare che il governatore Connally ha SEMPRE detto di essersi voltato DOPO che Kennedy era già stato colpito, e solo allora sentì di essere stato colpito da una DIVERSA pallottola
    https://www.youtube.com/watch?v=ZqpfHEkRpIw
    E infine, QUALCHE DECINA di testimoni vide chiaramente e sentì fumo e spari provenire dalla Grassy Knoll, che lei e i patetici sostenitori delle cazzate della commissione Warren vi ostinate a trascurare.
    Insomma, ma voi del Cicap ci trovate gusto a rendervi ridicoli, perfino la Nonciclopedia vi prende in giro?
    http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Cicap

    1. La ringrazio per le sue precisazioni, “Albert” (curioso come chi è sicuro di conoscere “la verità” – su qualunque argomento! – non riesca mai a firmarsi con il proprio nome).

      Dubito che lei abbia letto la mia inchiesta su JFK (contenuta in “Grandi gialli della storia”) o il lavoro enciclopedico di uno studioso come Vincent Bugliosi. Da quanto scrive si capisce che le sue fonti sono esclusivamente quelle che ha trovato su internet. Difficile entrare in una discussione approfondita con chi non fa ricerche e accusa gli altri di superficialità.

      Per facilitarle il lavoro, le segnalo un paio di siti (ben fatti) sull’assassinio Kennedy dove trova risposte alle domande e agli interrogativi che solleva: http://mcadams.posc.mu.edu/home.htm e http://johnkennedy.it. Buona lettura.

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