Ho appena iniziato I nemici della Repubblica, il documentatissimo saggio di Vladimiro Satta sugli “anni di piombo”.
Ma, a differenza di altri lavori, quello che mi interessa di più è l’approccio rigoroso dell’autore impegnato a sfatare miti e leggende.
Prima di tutto va detto che Satta è uno storico e un documentarista del Senato, una persona cioè che per mestiere si è occupata di studiare e cercare un ordine nella documentazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi. Lo ha fatto dal 1989 al 2001 e, dunque, è forse oggi una delle persone più indicate per affrontare senza preconcetti certi temi.
Perché il rischio di faziosità, quando si tocca un nervo così sensibile come quello delle stragi e del terrorismo di destra e sinistra, che ha scosso il paese dalla fine degli anni Sessanta e gli Ottanta, è proprio quello di scegliere la versione che più si conforma alle nostre opinioni.
«Sono convinto» scrive invece Satta nell’introduzione «che la ricerca storica non debba essere la continuazione della lotta politica con altri mezzi e che la risposta dello Stato democratico ai suoi nemici, fatta di luci e di ombre, vada analizzata prestando alle une la medesima attenzione che si presta alle altre. Emergerà così un quadro assai più realistico di quelli proposti dalle consuete raffigurazioni in chiave di complotto, le quali non a caso risultano a volte caricaturali e altre volte nebulose, mai convincenti».
«In realtà», continua Satta, «gli errori e le manchevolezze di vario tipo – operativo, amministrativo, giudiziario, normativo e politico – furono compensate da decisioni opportune e da successi che, messi insieme, portarono alla vittoria finale».
Questo, comunque, non significa che Satta prenda per buone a scatola chiusa le versioni “ufficiali”. Piuttosto, vuol dire che ogni vicenda, le sue origini e conseguenze saranno esaminate sulla scorta dei fatti accertati e valutati in modo “clinico” e non attraverso i filtri dell’ideologia.
Tra i risultati dell’inchiesta, che l’autore anticipa nell’introduzione, ci sarà anche il fatto che si vedrà come «gli attacchi contro la democrazia furono di provenienza varia, e non già un’unica trama recitata da attori che un Grande Vecchio travestiva con costumi dai colori diversi di volta in volta».
«Da documentarista» precisa infine Satta «Ho contratto la deformazione professionale di documentare abbondantemente tutto quello che affermo».
Ed è esattamente questo l’approccio che mi ha convinto a iniziare la lettura. Nelle prossime settimane cercherò di dare conto degli aspetti più interessanti che emergeranno dal libro e vedremo se le premesse di rigore e imparzialità saranno confermate.
Chi lo vuole, può leggere qui un’anticipazione del libro:
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, mentre Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie. Si può seguire Massimo Polidoro anche su Facebook, Twitter, Periscope, Google+, Instagram e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).
Una risposta
Da appassionato di “quella storia” (con una libreria intera dedicata all’argomento) ho apprezzato già in passato il lavoro di Satta… ho già provveduto all’acquisto e a breve inizierò a leggerlo. Grazie Massimo per l’articolo e, soprattutto, attendo le tue considerazioni!