Nella Giornata dei Giusti il ricordo di Piero Angela per suo padre

«Pensate a voi stessi, alle vostre famiglie, alla vostra vita. Poi immaginate che, un giorno, al vostro ritorno da scuola, fuori dalla porta di casa ci siano ad attendervi dei soldati che vi prendono, vi caricano su un carro bestiame e vi portano in un posto lontano da cui forse non farete mai più ritorno».

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È Piero Angela a parlare, ricordando come suo padre, Carlo, riuscì a salvare ebrei e antifascisti, a rischio della propria vita, nascondendoli nel suo ospedale…

Carlo Angela
Carlo Angela

Oggi, 6 marzo, è la Giornata europea dei Giusti, istituita dal Parlamento europeo contro la paura del “nemico” e del “diverso”. Quale occasione migliore per ricordare il Giusto Carlo Angela?

«Immaginate di sentirvi braccati. Di dover fuggire» racconta Piero Angela. «E pensate a qualcuno che, mettendo a rischio la propria vita, vi nasconda. Non per un giorno o due, ma per mesi e mesi.

«Questi fatti possono sembrare lontani, ma non lo sono perché allora come adesso può toccare a persone normali dover decidere di compiere atti coraggiosi rispondendo a un dovere morale superiore».

Secondo il Talmud, il testo sacro dell’ebraismo, ogni generazione conosce 36 uomini “giusti”, da cui dipende il destino dell’umanità. Oggi si intende con Giusto tra le nazioni un non-ebreo che, senza tornaconto personale e rischiando la vita, ha salvato anche un solo ebreo dal genocidio nazista.

L’Italia, dal 1962 al 2012, ne conta 525. Allo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, viene piantato un albero per ogni Giusto: ad oggi sono circa 25.000.

Uno dei 525 Giusti italiani è Carlo Angela, padre di Piero, classe 1875. Tra il 1943 e il 1945, nel periodo della Repubblica Sociale e dell’occupazione tedesca, Carlo, direttore sanitario della casa di cura per malattie mentali di San Maurizio Canavese, falsificò numerose cartelle cliniche di ebrei e antifascisti, giustificandone il ricovero e sottraendoli ai rastrellamenti.

La famiglia Angela, per discrezione, non parlò mai di questa storia, che vide la luce solo nel 1995, quando uno degli ebrei salvati, Renzo Segre, raccontò la sua storia in un libro dal titolo Venti mesi.

Qui la puntata completa di Carlo Angela – Un medico stratega, andata in onda su Raidue il 27 gennaio scorso.

«Sia io che mia madre sapevamo tutto benissimo, conoscevo la loro identità» continua Piero. «Ricordo che erano terrorizzati. Avevano paura di essere identificati, il rischio era molto alto e alcuni andarono via. Altri rimasero e si sono salvati.

Venti mesi, il libro di che ha reso pubblico il gesto di Carlo Angela.
Venti mesi, il diario di Renzo Segre che rese pubblico il gesto di Carlo Angela.

«Mio papà non ha mai voluto esibire queste azioni, che fanno parte dei doveri civici, di una certa etica. Mai nessuno ha pensato a fare una cosa del genere, è venuta fuori per caso. Dopo la pubblicazione di questo libro, dal museo Yad Vashem di Gerusalemme hanno interrogato testimoni e anche me e hanno ricostruito la storia.

«Fu un periodo terribile» dice Piero Angela a proposito del periodo dell’occupazione tedesca. «C’erano state delle atrocità da una parte e dall’altra. Io ricordo che, lì nel paesino, un rappresentante fascista della zona fu ucciso in un attentato da parte dei partigiani. Ci fu una ritorsione tedesca, vennero su per fucilare quattro persone, tra cui mio padre, che riuscì all’ultimo momento a scamparla, perché uno dei pazienti conosceva molto bene il capo della squadra. Gli altri tre furono fucilati proprio davanti alla clinica di mio padre. Quando tornai da scuola, trovai tre cadaveri. C’era una violenza molto forte.

«Ricordo benissimo quando arrivò il 25 aprile. I partigiani occuparono il Paese, in giro era tutto feste, bandiere che sventolavano e abbracci.

«La sera succede che il posto di blocco dei partigiani, all’ingresso del paese, ferma un camion tedesco. Risulta che è la testa di una corazzata tedesca in ritirata, che vuole fermarsi nel nostro Paese. Chiamano subito mio padre.

«Qualcuno propone di attaccarla con fiaschi di benzina e incendiarla. Ma sarebbe una strage inutile, secondo lui: era dell’idea che al nemico che fugge è meglio fare ponti d’oro. Così mio padre parla col capo tedesco e questi tedeschi si fermano fino al giorno dopo.

«Ma la vera Liberazione per me non fu il 25. Fu, a un certo punto, vedere arrivare i carri armati americani, gli Sherman».

Piero Angela pianta un albero al Giardino dei Giusti di Vercelli, in memoria di suo padre Carlo.
Piero Angela pianta un albero al Giardino dei Giusti di Vercelli, in memoria di suo padre Carlo.

Anche Alberto Angela, nipote di Carlo, ha ricordato il nonno poche settimane fa sul suo profilo Instagram: «Non l’ho mai conosciuto perché è mancato molti anni prima che io nascessi. Mi sarebbe tanto piaciuto poterlo incontrare. Dai racconti in famiglia ho capito che si trattava di una persona come non se ne incontrano più. Un uomo tutto d’un pezzo, legato a valori e princìpi fondamentali come l’onestà, la libertà, la giustizia e il senso del sacrificio. Non faceva sconti neanche a se stesso. A costo di rischiare la vita.

«Un uomo di altri tempi? Non direi. Questi valori non cambiano con il tempo. Rimangono alla base del nostro vivere quotidiano e di una società. In qualunque epoca. A maggior ragione oggi in cui molti valori sembrano sbiadirsi perché giudicati meno importanti e vengono dimenticati, avremmo bisogno di persone come lui che dimostrassero con il loro esempio che i valori sono fondamentali per poter sostenere e far andare avanti una società civile».

Per approfondire la storia di Carlo Angela.


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Massimo Polidoro

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. L’avventura del Colosseo è il suo nuovo libro, e tra gli altri Rivelazioni, Il tesoro di Leonardo e i thriller Il passato è una bestia feroce Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su FacebookTwitter, PeriscopeInstagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivi qui.


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