Settant’anni da ieri, il 27 gennaio 1945, l’esercito dell’Armata rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Il mondo in questi giorni si ferma e ricorda.

Non sono molte le testimonianze di quella tragedia sopravvissute nel nostro paese, ma ci sono e a Milano se ne possono ritrovare tracce anche importanti. Ma com’era la città quando i nazisti la comandavano?

Occorre fare un passo indietro. A seguito della firma dell’armistizio tra il Regno d’Italia e le forze anglo-americane l’8 settembre 1943, Adolf Hitler favorì la nascita di uno stato-fantoccio, la Repubblica Sociale Italiana (RSI), formalmente guidata da Benito Mussolini, appositamente liberato da un commando di paracadutisti tedeschi.

Sono però i nazisti a tenere le redini di questo finto stato e a controllarlo: nel settembre del ’43 le SS entrano anche a Milano. La sede del comando interregionale e milanese, guidata dal colonnello delle SS Walter Rauff, inventore dei “Gaswagen” – camere a gas su ruote -, è installata in pieno centro, all’Hotel Regina, all’angolo di Via Santa Margherita con Via Silvio Pellico.
Oggi l’hotel non esiste più, ma una targa ricorda che qui, fino alla liberazione, furono reclusi, torturati e uccisi tutti coloro (ebrei, antifascisti, partigiani, sospettati…) che i nazifascisti vedevano come nemici.

Chi non moriva al Regina veniva imprigionato al carcere di San Vittore, e anche qui, al numero 2 di Piazza dei Filangieri, una targa ormai consunta ricorda che “centinaia di italiani soffrirono umiliazioni, patimenti e torture per avere cospirato e combattuto per la libertà e l’onore della patria”.
Ad aiutare i tedeschi nei loro raid erano vari gruppi fascisti, come la Legione Muti, la X MAS, le Brigate nere e la banda Koch. In Via Rovello 2, oggi sede del Piccolo Teatro e un tempo del cinema Fossati, la Legione Muti aveva la propria caserma comando.
In Via Tivoli si trovava la caserma “Salinas”, diretta dal capitano Pasquale Cardella, lo stesso che guidò il plotone d’esecuzione in piazzale Loreto, il 10 agosto 1944, per fucilare 15 patrioti. Un’altra caserma nazifascista si trovava al numero 10 di Corso Littorio (oggi Matteotti) mentre in Piazza Fiume (oggi della Repubblica) c’era l’ufficio propaganda della X MAS.

Ma uno dei luoghi più spaventosi si trovava alla Stazione Centrale, nei sotterranei del binario 21, dove a partire dal dicembre 1943, al riparo dagli sguardi dei viaggiatori, si caricavano i vagoni piombati con ebrei e oppositori politici destinati ad Auschwitz e ad altri campi di sterminio.
Una volta riempiti e sigillati, i vagoni venivano riportati in superficie tramite elevatori e collegati alla locomotiva. Furono oltre 1.500 le persone caricate a forza da nazisti e repubblichini, ben poche ritornarono.

Il binario rappresenta l’unico luogo teatro delle deportazioni rimasto intatto in Europa. Nella Padiglione Reale della Stazione, sono ancora presenti una serie di piccole svastiche intarsiate nel legno, in un tratto del pavimento della Sala Reale, probabilmente realizzate in vista di una possibile visita di Hitler.
Per ricordare la tragedia della Shoah, in questo luogo è sorto il Memoriale della Shoah (in via Ferrante Aporti) dove in questi giorni si calcola la visita di oltre diecimila visitatori. Per tutta la settimana, sarà possibile seguire diverse iniziative legate alla Giornata della Memoria.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti. Il 3 marzo 2015 uscirà per Piemme il suo primo thriller: Il passato è una bestia feroce. Si può seguire Massimo Polidoro anche su Facebook, Twitter, Google+ e attraverso la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive).