Non fraintendete, Fine turno è il titolo del nuovo romanzo di Stephen King, non l’annuncio del suo ritiro.
È l’ultimo capitolo della trilogia del detective Bill Hodges, alle prese con uno dei cattivi più efficaci creati da King…
Non è un romanzo horror (ancora oggi c’è qualcuno convinto che King scriva sempre e solo romanzi horror…). Anzi, per spiegare che cos’è, King prende in prestito la celebre metafora di Alfred Hitchcock immaginata per illustrare la differenza tra sorpresa e suspense.
Solo che King non parla di sorpresa, ma per l’appunto di horror:
«Hitchcock disse una volta che la differenza tra orrore e suspense è che quando la bomba esplode è orrore. La suspense è quando vedi la bomba sotto il tavolo e le persone conversano normalmente e non sanno che c’è, mentre il tempo passa. Quindi voi sapete già in Fine turno chi è il cattivo. E se avete letto gli altri due romanzi, sapete assolutamente chi è il cattivo».
Brutte notizie attendono dal medico il detective Hodges, che va per i 70 ma non è ancora pronto per appendere il suo fiuto da detective al chiodo. Solo che ci sono altre pessime notizie a preoccuparlo.
Brady Hartsfield, l’assassino di massa che aveva aperto la serie in Mr Mercedes, investendo con la sua Mercedes, appunto, una folla di disoccupati in coda per un lavoro, sembra essersi risvegliato dal coma in cui era precipitato grazie all’intervento di Hodges e dei suoi improbabili compagni di avventure.
La pessima notizia è che, sebbene Hartsfield sia confinato in un letto d’ospedale, il suo cervello malato sembra funzionare ancora. Fin troppo…
Che cosa deve fare Hodges, preoccuparsi per la propria salute o tornare sulle tracce di Hartsfield?
È il dilemma con cui si apre Fine turno. Non è mai bello rovinare le sorprese a chi deve leggere un thriller e, dunque, non si può andare più in là di tanto nel raccontare il romanzo.
Tradotto ancora una volta da Giovanni Arduino (qui una riflessione sulla traduzione dei titoli), Fine turno è il capitolo finale di una trilogia hard-boiled, la prima a cui si sia dedicato King. Perfettamente riuscita, capace di richiamare gli stilemi del genere ma, allo stesso tempo, con l’inconfondibile impronta kinghiana.
Si sta già lavorando alla trasposizione televisiva della serie, con Brendan Gleason nel ruolo del detective e Harry Treadaway in quello del killer.
Un’ultima nota interessante: la dedica del libro è per Thomas Harris, uno degli scrittori più influenti di sempre sul genere thriller, anche se autore di soli cinque libri (l’ultimo suo romanzo, Hannibal Lecter – Le origini del male, è del 2006 e – incredibile a dirsi – non esiste più una versione in stampa o in ebook de Il silenzio degli innocenti).
Forse un incoraggiamento per l’amico a scrivere ancora ?
Chi lo sa. Del resto, per Thomas Harris scrivere è «un tormento», come ha spiegato lo stesso King, è come «contorcersi sul pavimento in preda a un’agonia frustrante».
Un vero peccato.
Per fortuna, è l’esatto contrario di quello che pensa Stephen King, la cui vena narrativa e creativa sembra inesauribile. Ecco perché da lui ci aspettiamo ancora tante strade tortuose e brividi nella notte.
Siamo sicuri che non ci deluderà.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, insieme ai thriller Il passato è una bestia feroce e Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su Facebook, Twitter, Periscope, Instagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.