Scrittori si nasce o si diventa? Si diventa, su questo non ho dubbi, ma certo è necessario lavorare sodo. Da oggi inizio a condividere qualcosa di ciò che ho imparato in oltre vent’anni di attività, con un solo avvertimento:
Chi sogna di scrivere un libro solo per avere la soddisfazione di possedere un oggetto con una copertina, magari rilegata, su cui campeggia il proprio nome può fermarsi qui. Chi invece punta a farsi leggere dagli altri (e dunque mira a vendere il proprio libro), può continuare.
Non intendo parlare qui di tecniche di scrittura, tema su cui in passato ho già scritto alcuni appunti. E, per chiunque desideri iniziare a scoprire l’argomento, un buon punto di partenza è sempre On Writing di Stephen King.
Piuttosto, vorrei concentrarmi ora su ciò che occorre sapere prima di iniziare a scrivere: miti da sfatare, “regole” da seguire e sciocchezze da evitare.
E la prima cosa da sapere è che per diventare scrittori non serve a niente sognare, bisogna fare.
È il primo ostacolo che deve superare chiunque sogni di scrivere un libro.
Magari inizia a immaginarsi davanti al computer, che macina pagine su pagine, e poi il sogno scivola sul momento in cui stringe tra le mani la prima copia stampata, a quello in cui il libro è in vetrina nelle principali librerie fino a quello in cui si finisce in classifica, si vincono premi letterari e si gira il mondo per accompagnare le infinite edizioni straniere e il film che dal libro sarà tratto…
Ma se ci si limita a sognare, la pagina sul computer (o infilata nella macchina da scrivere) resta bianca e il libro non verrà mai scritto.
Per diventare scrittori, occorre prima di tutto il desiderio di cominciare a scrivere.
Non si deve aspettare di avere formulato tutto il romanzo nella propria testa, né ci si può illudere che occorra aspettare il momento propizio…
Scrivere è qualcosa che bisogna fare tutti i giorni, sia che ci raggiunga l’ispirazione, sia che si abbia il mal di testa o mille cose da fare.
Mettersi davanti al foglio o al monitor e scrivere deve diventare una seconda natura, se se si desidera che possa trasformarsi in una professione.
Certo, si potrà dire, ma chi ha un altro lavoro come fa?
Deve ritagliarsi uno spazio nel corso della giornata, anche una sola ora, anche mezz’ora, in cui non si fa nient’altro che scrivere.
Può essere all’alba, prima che tutti si alzino, oppure la sera, quando tutti vanno a dormire, o in pausa pranzo…
Non importa quando o quanto (almeno mezz’ora, però), l’importante è che questo spazio ci sia e sia costante nel tempo.
Tutti i giorni.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti, insieme ai thriller Il passato è una bestia feroce e Non guardare nell’abisso. Segui Massimo anche su Facebook, Twitter, Periscope, Instagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.
2 risposte
E chi scrive per se stesso, per liberare pensieri, per sfogarsi, per non dimenticare momenti speciali, perchè attraverso la scrittura si esprime meglio che a voce? Penso che lo scrivere sia un piacere a prescindere dal volerne fare o meno una professione. Scrivere è sempre e comunque buona cosa. Ciao Massimo! Roberta – Mantova
Ma certo, Roberta. È ovvio che scrivere è un piacere che prescinde dall’esito commerciale. Il discorso qui riguarda più che altro chi intende farne una professione e, in quest’ottica, sono forniti questi semplici consigli. Ma concordo con te che è scrivere è sempre qualcosa di buono.