Che dire di Storie delle terre e dei luoghi leggendari? Che il libro è una delizia per la mente, perché la prosa e lo stile coinvolgente di Umberto Eco sono già essi stessi una gioia, ma è una delizia anche per gli occhi poiché il volume, di grande formato, è arricchito da centinaia di illustrazioni a colori, scelte con gusto e privilegiando immagini rare o mai viste prima in altri libri dedicati a temi simili e in modo da creare una vera e propria “narrazione figurativa” capace di integrare e arricchire il testo.
Ma qual è esattamente il tema del libro di Eco? Non sono i luoghi fittizi o “inventati”, come la casa di Madame Bovary o la fortezza Bastiani de Il deserto dei Tartari di Buzzati.
Sono piuttosto luoghi e terre che, come scrive Eco nella prefazione, «ora o nel passato, hanno creato chimere, utopie e illusioni perché molta gente ha veramente creduto che esistessero o fossero esistiti da qualche parte».
Terre che non esistono, insomma, ma che non è da escludere che siano esistite in qualche forma, come Atlantide; terre di cui parlano tante leggende, ma la cui (pur remota) esistenza è dubbia, come Shamballa; altre che sono finzione narrativa, come Shangri-La, ma di cui sorgono di continuo imitazioni per turisti di bocca buona.
E poi terre la cui esistenza è asserita solo da fonti bibliche (dal paradiso terrestre al paese della regina di Saba), oppure create da falsi documenti (come quella del Prete Gianni), ma che tuttavia mossero viaggiatori ed esploratori, a partire da Cristoforo Colombo, che poi scoprirono terre davvero esistenti. Infine, terre che realmente esistono ancora oggi, a volte sotto forma di rovine, come Alamut o Glastonbury, attorno alle quali si è creata una mitologia se non, a volte, una vera e propria speculazione commerciale, come a Rennes-le-Chateau o Gisors.
Un libro, insomma, che parla di illusioni e lo fa nel più puro spirito CICAP (di cui peraltro Eco era membro onorario).
Nel gustosissimo capitolo finale dedicato ai luoghi romanzeschi e alla loro verità storica, dallo Sherlockiano 221B di Baker Street al castello di Dracula, dalla casa di Nero Wolfe a Manhattan alla guglia di Etretat in Normandia dove Arsène Lupin nascondeva i suoi tesori, Eco scrive che «il mondo possibile della narrativa è l’unico universo in cui noi possiamo essere assolutamente sicuri di qualcosa, e che ci fornisce una idea molto forte di Verità… In questo nostro universo ricco di errori e di leggende, di dati storici e false notizie, una cosa è assolutamente vera se lo è tanto quanto il fatto che Superman è Clark Kent. Tutto il resto può essere sempre rimesso in discussione».
Storie delle terre e dei luoghi leggendari è una lettura obbligata, insomma, non solo per chi voglia ripercorrere il meraviglioso museo della memoria dei luoghi incredibili, condotti per mano da una guida d’eccezione come Umberto Eco, ma per chiunque ami immergersi nel falso per apprezzare ancora meglio il vero.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario nazionale del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre quaranta libri e di centinaia di articoli pubblicati su Focus e numerose altre testate. Il suo ultimo libro, scritto con Marco Vannini, è Indagine sulla vita eterna, pubblicato da Mondadori. Si può seguire Massimo Polidoro anche su Facebook, Twitter e Google+.