Nella mia intervista della scorsa settimana a Gianremo Armeni, sul primo mistero del caso Moro, una frase ha sollevato dubbi.
Riguardava una lettera in cui un anonimo sosteneva di essere un agente segreto a bordo della moto che avrebbe partecipato al sequestro, ma il fatto non è credibile. Ecco perché…
«Perché non è credibile questa storia?» domanda il lettore Aldo Grano nei commenti. E poi continua: «Il pentito più famoso della CIA per il caso Moro, Steve Pieczenik, in una intervista a Giovanni Minoli dichiarò tranquillamente che, dopo il sequestro, aveva portato il governo Italiano a lasciar uccidere Aldo Moro».
Ho chiesto a Gianremo Armeni una risposta. Eccola:
«Nel massimo rispetto delle opinioni di tutti, e ringraziando il gentile autore del commento, sono tuttavia opportune delle precisazioni.
«La storia della lettera anonima è palesemente una bufala perché il testo, oltre ad essere identico a un passaggio di un noto film, Piazza delle Cinque lune, dove nella ricostruzione è presente una buona dose di fantasia, fa acqua da tutte le parti rispetto a una mole infinita di elementi a disposizione, tutti evidenziati nel libro Questi fantasmi, sia nei capitoli intermedi che nei titoli di coda.
«Per quanto concerne la figura di Pieczenik, ci vorrebbe un’intera giornata per poter spiegare bene tutta la faccenda e far comprendere come le sue dichiarazioni, certamente ambigue in alcuni casi, siano state ampiamente precisate negli ultimi anni in più di un’occasione.
«Consiglio di leggere questo puntuale articolo del Corriere della Sera, a firma di Giovanni Bianconi: “L’ordine non era di far rilasciare l’ostaggio, ma di aiutarli nelle trattative relative ad Aldo Moro e stabilizzare l’Italia”.
«Poi aggiunge: “In una situazione in cui il Paese è totalmente destabilizzato e si sta frantumando, quando ci sono attentati, procuratori e giudici uccisi, non ci possono essere trattative con organizzazioni terroristiche… Se cedi l’intero sistema cadrà a pezzi”.
«Che poi in buona sostanza è esattamente coerente con la linea della fermezza stabilita dal Governo e dal partito comunista.
«Nessuno voleva la morte di Aldo Moro, si voleva soltanto mettere alle strette le Br senza scendere a patti e senza riconoscerle come organizzazione armata all’interno dello Stato democratico.
«Questa strategia ha poi certamente portato all’uccisione dell’ostaggio, ma questo non significa assolutamente che fosse l’obiettivo dello Stato italiano o del blocco Nato.
Massimo Polidoro
Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, è stato docente di Metodo scientifico e Psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca. Allievo di James Randi, è Fellow del Center for Skeptical Inquiry (CSI) e autore di oltre 40 libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate. Rivelazioni e Il tesoro di Leonardo sono i suoi libri più recenti. Il passato è una bestia feroce è il primo thriller di una nuova serie: il secondo si intitola Non guardare nell’abisso e arriva il 21 giugno 2016. Segui Massimo anche su Facebook, Twitter, Periscope, Instagram, Pinterest, Telegram e la sua newsletter (che dà diritto a omaggi ed esclusive). Per invitarmi a tenere una conferenza scrivete qui.
4 risposte
E ‘ inutile che la meniate, lo svolgimento dell’attacco per il sequestro , cosi come descritto dai partecipanti, fa acqua da tutte le parti e lo vede anche un bimbo .
Non è credibile che èper un’azione del genere ci sia ffidi ad armi (quattro mitra) che si inceppano tutti e che si riescono a disinceppare nel tempo ristretto dell’azione , e fare fuoco , consentendo ad uno solo dei sei uomini della scorta di uscire dall’alfetta e sparare due colpi , con una pistola e non come doveva essere logico con un arma a grande volume di fuoco( mitra) che dei 6 uomini della scorta , salvo che la scorta fosse composta da compagnucci della parrocchietta di Sordiana memoria.
La 130 di Moro non viene attinta nella carrozzeria da nessun colpo di tutti quelli sparati , tutti dalla sinistra, e il maresciallo Leonardi viene colpito nel lato destro del corpo, essendosi girato a proteggere Moro( commenti inutili , per carità di patria).
Il vetro destro risulta danneggiato nella parte alta , quindi non perchè colpito da colpi sparati da sinistra( non si sa da chi: non certo con il fuoco di saturazione dei brigatisti, aperto da circa 4 metri, che oltre al vetro avrebbe certo colpito carrozzeria e probabilmete Moro.
Chi abbia fatto fuoco chirurgicamnete sulla 130 l’ha gfatto a bruciapelo, al contrario di chi ha sparato sull’Alfetta , che risulta abbia ricevuto sedici colpi sulla carrozzeria , lato sinistro, oltere quelli che hanno colpito e frantumato tutti i cristalli.Se la commissione in corso , sostiene la tesi sin qui accreditata di come è avvenuta l’azione, vuol diree che non vuole fare chiarezza,ed accertare chi ha agito di concerto coi brigatisti incriminati.
Ho chiesto un parere a Gianremo Armeni un commento alle osservazioni di Aldo Grano e Adelio Semeghini e questa è la sua risposta: «Ringraziando il signor Semenghini e il signor Grano per i loro commenti, e rispettando le legittime opinioni di ognuno, vorrei fare un paio di precisazioni: come ho già ribadito nell’intervista rilasciata a Massimo Polidoro, sono anch’io convinto che la ricostruzione brigatista sia parziale, e all’interno della stessa intervista si possono individuare tutte le ragioni che mi portano a pensarla in questo modo. Detto questo, va anche precisato che molte zone d’ombra alimentate da una vastissima letteratura dietrologica sono state ampiamente chiarite dalla recente ricostruzione in 3D della polizia scientifica, che ha descritto con perizia tecnica tutta la fase dell’assalto, dalle traiettorie al numero di colpi. Per quanto riguarda la moto Honda, sia la Digos, sia una foto del motorino di Alessandro Marini comparsa qualche mese fa sul sito “Insorgenze”, hanno confermato l’indagine contenuta nel mio testo “Questi fantasmi”, ossia che nessuno sparò al famoso ingegnere”.
Grazie a tutti per l’attenzione.»
Capisco che la mia abitudine di mescolare battute a discorsi seri (almeno secondo le mie chiavi di lettura della realtà) porti facilmente a fraintendimenti. Quindi mi scuso se, anche ‘sta volta, non mi ero particolarmente preoccupato della chiarezza. In particolare la frase: «Perché non è credibile questa storia?» l’ avevo copiincollata dall’ Articolo di Massimo e ci avevo fatto sopra la battuta sul pentimento più facile dei Protestanti versus i Cattolici. Chiarisco pertanto il mio pensiero:
1) l ‘ Azione di Guerra delle BR in Via Fani e le seguenti trattative Stato/BR sono due episodi separati di quella Guerra conclusasi con la sconfitta delle BR. Non c’è, a mio avviso, collegamento, nel senso che non credo che lo Stato o i Servizi Segreti, Italiani o Stranieri, abbiano organizzato l’ attacco in Via Fani. Questo fu organizzato dalle BR, in particolare dalla Colonna Romana.Credo, invece, che nelle trattative successive siano intervenuti Paesi Stranieri, cercando di condizionare le scelte dei Politici Italiani. La confessione di Steve Pieczenik è per me una prova sufficiente.
2) Credo che le BR fossero infiltrate da Organi dello Stato. La storia di Frate Mitra, (Silvano Girotto) ne è una prova più che sufficiente. A mio giudizio, però, questi infiltrati non erano in grado di controllare le BR. Non arrivarono mai oltre il ruolo di “soldati” o “sottufficiali”. Informavano. Può darsi che, qualche volta, abbiano lasciato fare, per mantenersi insospettabili, anche omicidi. Ma questa Azione era grossa e bene organizzata. Le BR la affidarono ai loro quadri più collaudati. Le BR avevano un tipo di organizzazione basata su unità combattenti separate, su unità di supporto separate dalle unità combattenti, su trasmissione di decisioni lungo percorsi ben controllati che portavano preferibilmente da una sola persona a un altra. I servizi Segreti che più hanno cooperato con le BR sono quelli dell’ Europa dell’ Est, per conto dell’ URSS. Ma nemmeno loro erano in grado di condizionarle più di tanto. 3) Credo che l’ Honda che fece un giro ritardato sulla scena del crimine, sparando all’ Ing. Marini, facesse parte del commando delle BR e che dovesse “rifinire” l’ operazione e ritardare eventuali inseguitori tempestivi. Spararono al testimone non per ucciderlo, ma per spaventarlo. Se fossero stati due agenti dei Servizi Segreti di Stato avrebbero ucciso Marini e forse anche qualche altra persona, allo scopo di far montare nell’ opinione pubblica maggior odio verso le BR e maggior accettazione della decisione di lasciarle uccidere Moro senza cedere alle loro richieste. Così come, se vi fossero stati nel Commando le persone che si immaginano i Complottisti, avrebbero ucciso Moro subito. La cosa era giustificabile in mille modi, in un frangente del genere. Invece l’ azione di via Fani ha il “Marchio” delle BR perché non volevano colpire persone totalmente innocenti (ai loro giudizi). Sterminarono spietatamente la scorta e catturarono il loro obiettivo. Capisco che siano cose poco accettabili, nel nostro immaginario le BR erano 4 ragazzini senza testa, mentre lo Stato era composto da gente preparata. Ma non era così la realtà e, in ogni caso, la Storia è piena di battaglie e di colpi di mano fortunati per i vincitori del momento, che poi, magari. perderanno la guerra perché molto inferiori al nemico. Eccone una (attacco a Gibilterra di 10 aerosiluranti della RSI il 6 Giugno del 1944!):
https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_Aerosiluranti_%22Buscaglia-Faggioni%22#L.27azione_su_Gibilterra
Grazie Aldo, ottimo contributo.