Il potere della mente sulla materia? Un caso dagli archivi del CICAP

Di affermazioni straordinarie e di persone ancora più singolari ne abbiamo incontrate tante al CICAP.

concentrazione

L’uomo che incontrammo un giorno Luigi Garlaschelli e io sicuramente rientrava in quel gruppo. Diceva di saper controllare la materia. Ma c’era di più…

«Io ho un grosso problema» disse il signor Proietti mentre si sistemava gli spessi occhiali che gli continuavano a scivolare sul naso.

«Dica».

«Ecco, io non vorrei mettere in imbarazzo nessuno…»

«Ma certo, non si preoccupi. Dica pure senza problemi».

Proietti deglutì. «Insomma, secondo voi è il caso che oltre a Rubbia, la Montalcini, Scalfaro e Clinton inviti anche Elstin e Gorbaciov?»

«Ma dove?»

«Alla premiazione!»

Garlaschelli e io ci guardammo. «Ma di che cosa sta parlando?»

Proietti si schiarì la voce. «Alla consegna del milione di dollari… ce li invito i due russi o no?»

Rimanemmo imbambolati per qualche istante prima di renderci conto. Il signor Proietti aveva scritto al CICAP perché, sosteneva, aveva fatto una scoperta che avrebbe rivoluzionato le conoscenze umane. Aveva imparato a controllare la materia con il pensiero e ce ne avrebbe dato una dimostrazione di persona. Ovviamente, spiegò, il suo primo obiettivo era quello di vincere il milione di dollari messo in premio da James Randi per chiunque possa dimostrare una facoltà paranormale in condizioni di controllo.

E ora il signor Proietti, seduto davanti a noi su una seggiola in un’aula del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia, non ci aveva ancora spiegato o dimostrato nulla, ma la sua preoccupazione più grande sembrava riguardare la cerimonia di consegna del premio.

«Scusi, signor Proietti. Ma prima di pensare al milione di dollari, non potremmo concentrarci sulla sua dimostrazione di oggi?»

L’uomo, che sembrava seguire un suo pensiero, si riscosse con una risatina. «Ma quello è un gioco da ragazzi! No, il problema vero è la gestione delle diplomazie: d’accordo che ormai è caduto il muro e tutto quanto, ma sapete quelli sono sempre russi e gli americani non scherzano!»

Garlaschelli sospirò. «Pensiamoci dopo. Ora, per quanto riguarda la sua dimostrazione…»

Il signor Proietti fece una smorfia. «Sì, come volete voi».

Si alzò in piedi e raccolse da terra la sacca sportiva di nylon con cui era arrivato.

«Allora è tutta una questione di allenamento» iniziò, e mentre parlava si mise a rovistare dentro la sacca.

«Se io sono allenato e concentrato, tutto fila a meraviglia…»

Dalla sacca cavò una sveglia elettrica da comodino.

«Ma se io sono distratto o stressato, non c’è niente da fare!» ridacchiò. «Il fenomeno non si verifica».

In sequenza, tirò poi fuori un maglione di lana giallo, alcuni elastici e un barattolo di miele d’acacia.

«Bene. E oggi lei come si sente?» chiesi.

L’uomo smise di rovistare e fece un gran sorriso. «In formissima, perché?»

Una volta che fu svuotata, la sacca tornò di nuovo in terra, mentre il signor Proietti si chinò per sistemare in fila sul tavolo i vari oggetti che aveva estratto. Sembrava voler trovare loro una posizione precisa al millimetro.

«Ok, ci siamo» annunciò alla fine.

Fece un gran respiro e guardò fisso davanti a sé. «Io so modificare il tempo» dichiarò solenne.

«Come dice?»

Si rimise a posto gli occhiali che intanto gli erano scesi sulla punta del naso. «Allora, è tutto molto semplice. Cercate di seguirmi. La vedete questa qui? E’ la mia sveglia di casa. Ce l’avete una presa di corrente qui?»

Collegammo la sveglia e le cifre rosse iniziarono a lampeggiare sul display. Subito l’uomo si mise a premere i tasti e, controllando con il suo orologio da polso, programmò l’ora giusta.

«Se io la metto qui» disse poi appoggiando la sveglia su un banco. «E mi piazzo a un metro di distanza… Un metro e venti, meglio… Ecco, proprio qui. Bene, se io mi piazzo in questo punto esatto e mi concentro, posso cambiare le cifre sulla sveglia».

Sembrava interessante, anche se non era la scoperta sconvolgente di cui ci aveva parlato nella sua lettera. «Possiamo vedere come fa?»

Proietti sembrò di nuovo distratto. «Come? Oh, certo… la sveglia. Scusate, ma pensavo ancora al fatto dei russi. Non importa, ne parliamo dopo. Dunque voi volete vedere come funziona?»

Garlaschelli si mosse sulla sedia. «Mi sembra che siamo qui per questo, no?»

«Ma certo, ma certo!» esclamò l’uomo con un risolino. Si guardò intorno con aria spaesata e poi si infilò il maglione giallo.

«Ha freddo?» chiesi.

Per tutto risposta quello si infilò pure il giubbotto, un Moncler blu elettrico che aveva visto tempi migliori.

«Abbiamo detto qualcosa che non va? Se ne vuole andare?» domandò Garlaschelli sempre più perplesso.

«Eh?» chiese lui soprapensiero. «No, mi devo solo scaldare. Scusate».

Poi, così infagottato, prese il barattolo di miele e lo aprì. Dalla tasca si tolse un cucchiaino e iniziò a mangiare miele a cucchiaiate. Tre, quattro, cinque cucchiai pieni. Terminata quell’operazione, il signor Proietti prese gli elastici e iniziò a tenderli tra le dita delle mani mentre correva sul posto. Nel giro di pochi minuti iniziò a sudare.

Garlaschelli e io ci scambiammo un’occhiata confusa. La situazione ci stava sfuggendo di mano.

«Senta, signor Proietti…» iniziai a dire.

«Ci sono quasi!» mi interruppe lui. «Devo scaldarmi per la dimostrazione, scusatemi. Ancora due minuti e ci sono».

Dopo un altro paio di tensioni con gli elastici, allungò le braccia davanti a sé e fece una decina di squat.

«Pronti!» esclamò alla fine con il viso grondante sudore.

«Allora, guardate attentamente i numeri della sveglia. Guardateli, eh?»

«Segna le 15.34» notò Garlaschelli mentre trascriveva l’ora su un bloc notes.

«Non importa cosa segna. Voi guardate solo la sveglia. Guardate!»

Proietti si portò le mani alle tempie. Poi socchiuse gli occhi, fece un gran respiro e piegò il busto in avanti. All’improvviso iniziò a ondeggiare la testa su e giù, sempre più veloce.

«Ecco guardate!» esclamò in preda all’eccitazione. «Lo vedete?»

Noi fissavamo lui, allibiti, ma poi ci concentrammo sulla sveglia. Niente. Ci avvicinammo per vedere meglio, ma non notavamo nulla di strano.

«Allora?» domandò lui senza mai fermare il dondolio della testa. «Vedete?»

«Ma, veramente…»

L’uomo si fermò per riprendere fiato. Era tutto rosso in viso e anche gli occhiali gli si erano appannati. «Non l’avete visto?» domandò sgomento fissando prima me e poi Garlaschelli.

«Allora ci riprovo». Fece ancora un gran respiro e si mise nuovamente in posa. Poi, mentre tremava tutto, chiese di nuovo: «Lo vedete adesso? E’ così evidente, per Dio!»

«Signor Proietti» gli dissi mettendogli una mano sulla spalla ondeggiante. «La prego, si fermi».

Esausto, l’uomo si lasciò cadere su una seggiola. «Eppure io lo vedo così bene!» sospirò.

«Ma che cosa?» sbottò Garlaschelli che non si teneva più. «Che cos’è che vede?»

«I numeri dell’orologio, no? Non vedevate come tremavano tutti? Era la forza del mio pensiero».

Osservai Garlaschelli che si nascondeva il viso tra le mani. Era ormai chiaro che il povero signor Proietti era preda di un’allucinazione. Si era convinto che i movimenti della sua testa in qualche modo si trasmettevano anche ai numeri della sveglia e aveva creduto così di avere fatto una scoperta sensazionale.

«Io credo che ci potremmo fermare qui, signor Proietti» dissi comprensivo.

Lui sembrò titubare, poi annuì sconsolato. «Avete ragione. Vi sarò sembrato un pazzo!»

«Ma no, cosa va a pensare».

«No, no. Lo so che vi sarò sembrato un pazzo» rise lui. «Ma non temete, è solo questione di tempo. Mi devo esercitare di più, tutto qui. Non voglio mica fare la figura del fesso quando mi vedrà Clinton. Ah! Poi ho deciso: i russi mica li invito alla premiazione».

Le vicende qui raccontate sono realmente accadute. Solo i nomi sono stati cambiati.

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5 risposte

  1. A proposito di allucinazioni…
    Vorrei un suo parere professionale su una mia esperienza personale che mi ha lasciata basita, ma a cui ho dato una spiegazione.
    Io sono una delle tante sprovvedute che si è rivolta alla Meditazione Trascendentale in un momento difficile della vita: ero veramente un fascio di nervi.
    In internet mi sono lasciata convincere dalla scientificità di questa tecnica, che alla Risonanza Magnetica faceva vedere gli effetti benefici durante la pratica.
    Allora, presto e fatto, contatto la sede più vicina a casa e mi iscrivo: 900 euro per 4 giorni di apprendistato.
    …che stupida! Infatti dico di averne speso meno, solo perché mi vergogno.
    Avevo molte aspettative e quando spendi tanto, cerchi in ogni indizio favorevole, anche il più neutro, conferma della bontà della tua scelta, ne va dell’amore proprio.
    Ma torno ai fatti: la tecnica scientifica era preceduta da un rituale indiano che mi ricordava la mia infanzia, quando andavo a messa a pregare davanti all’altare…solo che stavolta non sapevo dare un nome all’ oggetto delle mie preghiere.
    Confidavo sull’ultimo giorno, per rifarmi della perdita: anche meditare non era questa grande emozione.
    L’ultimo giorno, fortuna volle, che ero semisdraiata sul divanetto, inoltre non c’era la mia “maestra”, per me avevano fatto un’eccezione, di solito le donne istruiscono le donne e viceversa; ma io feci l’ultima lezione con un uomo…si comportò bene, non pensi male…
    Dicevo…. che ero semisdraiata sul divanetto, quindi non ero diritta con la schiena
    ( particolare non indifferente ).
    Quando cominciai a ripetere mentalmente il mantra che avevo pagato profumatamente, accadde che percepii di essere immobilizzata sul divano, come se avessi perso il comando del corpo e non riuscivo più a muovermi.
    Fu come essere in un vero incubo, che mi spaventò all’istante: pensai con terrore di essere paralizzata e allora cercai di reagire.
    Mi spiego: mi lasciai coinvolgere dalla paura , per portare l’attenzione proprio sul mio corpo: fino a quel momento non mi ero mai resa conto di quanto fossi stressata nel corpo, me lo dicevano che ero un fascio di nervi, ma io non lo percepivo.
    Dovetti sbagliare a fare la seduta, per rendermi conto che davvero lo ero.
    Perciò feci la prima cosa che mi venne spontanea: cercai di immaginare quel blocco nella schiena come se potessi scioglierlo…mi vennero le lacrime agli occhi e mi abbandonai a quella sensazione, del tutto immaginata, di liberazione della tensione emotiva.
    Finita la seduta dissi subito a quel maestro di MT che non mi sarei più presentata alle loro riunioni periodiche in programma, mi giustificai dicendo che ebbi l’impressione di trovarmi di fronte ad un’ altra religione che non mi corrispondeva.
    Quell’ “episodio catartico” mi consentì di sentirmi leggera e sciolta per diversi giorni successivi.
    Credo di essermi autosuggestionata e, cosa più importante di tutte le meditazioni, quell’autoipnosi mi rese consapevole di essere stressata anche nel corpo , non solo affetta da ansia da prestazione sul lavoro.
    Io sono scettica, ma anche sprovveduta…perciò mi fido poco di ciò che vedo.
    Saper vedere la realtà so che non è così facile, quindi non smetto di cercare di capire e quando non riesco a trovare una buona spiegazione, capisco che dovrei fare la cosa più sensata, cioè non interpretare: le risposte spesso complicano di più la vita delle domande.
    Devo ammettere di avere l’inclinazione, molto umana, di saltare alle conclusioni più fantasiose per “capire la realtà”
    Ecco perché mi piace il Cicap, perché cerca di essere obiettivo di fronte a certe esperienze.

  2. Caro Massimo, faccio lo scettico ancora una volta: Affermi che Tu e Luigi avete contattato il Sig. Proietti “un giorno”. Ora, se io Ti raccontassi di averlo incontrato assieme alla Rita e di avergli visto far muovere col pensiero il cucchiaino per sei volte dal barattolo di miele, dopo essersi riempito da solo, autoimboccandosi a distanza, “alcuni anni fa”, mi crederesti? (la Rita, ovviamente è la Cutolo).
    Comunque ammettiamo che sia una storia vera: siete troppo buoni, Tu e Luigi. Io, che sono un granpezzodi, se fossi stato al Vostro posto, lo avrei mandato da Randi con una lettera di accompagnamento, scrivendo che avevate trovato la persona in grado di spostare l’ ora sulle sveglie elettriche col pensiero e che, avendo visto finalmente il fenomeno paranormale tanto ricercato, se James non avesse trovato il trucco sareste stati costretti a sciogliere il CICAP:

  3. Io oltre a far ballare le cose (non solo i numeri della sveglia!), riesco anche a sdoppiarle: mi basta bere una giusta dose di alcoolici.

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