Torniamo a parlare dell’assassino del presidente Kennedy. L’amico Mariano Tomatis mi ha segnalato questo bel cortometraggio, prodotto da Errol Morris per il New York Times, in cui il giornalista Josiah Thompson racconta la bizzarra vicenda dell’Umbrella Man, ovvero del tizio che compare in Dealey Plaza nel momento in cui Kennedy e Connally vengono colpiti e che se ne sta sotto il sole con un ombrello aperto.
All’epoca, erano state proposte spiegazioni cospirazioniste di ogni tipo per giustificare qualcosa di così assurdo come un uomo con l’ombrello aperto sul ciglio della strada. Ci fu chi parlò di un segnale in codice che serviva a dare il via agli spari (come succede nel film JFK di Oliver Stone – davvero un sistema astuto e capace di passare totalmente inosservato, se fosse stato così!) e chi ipotizzò che in realtà l’ombrello conteneva un lanciarazzi da cui erano partiti i proiettili che avevano colpito il Presidente (ideale prendere la mira a quel modo…).
La realtà, come dimostra il racconto del giornalista, è sempre più bizzarra e imprevedibile di ogni fantasia: il tizio, in seguito identificato come Louis Steven Witt, ex agente delle assicurazioni, spiegò che con quel gesto voleva richiamare l’attenzione su qualcosa che pensava avrebbe potuto imbarazzare il presidente (qui è possibile leggere la trascrizione del suo interrogatorio nel corso dell’indagine dell’House Select Committee). Prima della seconda guerra mondiale, il padre di Kennedy, Jack, era ambasciatore americano in Inghilterra. L’ombrello doveva simboleggiare le politiche conservatrici del primo ministro inglese Chamberlain, noto per portarsi sempre appresso un ombrello. Poiché Kennedy era un Democratico, l’idea era che ricordare come il padre avesse invece sostenuto un conservatore avrebbe dovuto imbarazzarlo.
Ovviamente, c’è da dubitare fortemente che se Kennedy fosse sopravvissuto e avesse notato l’uomo con l’ombrello avrebbe fatto nella sua mente quel tortuoso ragionamento. Probabilmente avrebbe pensato: “Guarda quel tizio. Nessuno deve avergli detto che oggi c’è il sole!” Ma è un classico esempio di come spesso sia più facile cercare (e trovare!) ipotesi cospiratorie e dietrologiche per fatti che, invece, possono avere spiegazioni del tutto banali, anche se assolutamente inimmaginabili. Non a caso, Thompson la definisce una “cautionary tale”, un monito, un racconto ammonitore, che ogni “investigatore di misteri” dovrebbe tenere presente.
Una risposta
A onor dei cospirazionisti va detto che in questo caso la verità è più assurda delle teorie del complotto.