Le “fate” thailandesi

No, non sto parlando di qualche simpatica massaggiatrice orientale, come sicuramente qualche malizioso avrà pensato. Parlo di questi corpicini mummificati, in un filmato segnalatomi dall’amica Viviana Ambrosi, presentati in rete come i resti di autentiche fate.

Sinceramente, credo si tratti di qualche tipo di bebé di scimmia e, poichè sul blog so che ci sono alcuni amici criptozoologi che di queste cose se ne intendono, chiedo a loro se ci sanno indicare di che animale si tratta esattamente.

P.S. A proposito della puntata di SuperQuark con il servizio dedicato al CICAP, che ieri sera non è andata in onda, ho parlato con Piero Angela (che si trova in Giappone e non sapeva nemmeno che era prevista). Mi farà sapere quando sarà in onda e vi terrò informati.

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15 risposte

  1. Sul “sudario di Cristo” non si pongono problemi: può essere assolutamente originale, ma nessuno può affermare che quell’uomo ritratto in tal maniera sia figlio di Dio!

  2. “Siamo tentati subito di cercarvi il trucco o il falso”

    Non mi pare, visto il successo che ebbero i famosi “guaritori filippini”, che si sono rivelati, a tutti gli effetti, dei truffatori in combutta con catene alberghiere e tour operator. Cè un dato oggettivo non da poco che bisogna considerare, quando si è andati a verificare certi miti che lasciavano sbalorditi, si è scoperto che miti non lo erano affatto, quindi, in mancanza di un riscontro scientifico su qualcosa che viene dichiarato soprannaturale, visti i precedenti, nei quali si è capito che di soprannaturale non c’era nulla, è ovvio che nonostante il parere non possa essere certo al cento per cento si propenda per il falso, per il trucco oppure per il falso inconsapevole, ovvero che chi ha esposto quei resti mummificati sia davvero convinto che si tratti di fate, pur essendo probabilmente dei cuccioli di scimmia deformati come ipotizza Massimo.

    Però dopo aver visto il video della “levitazione”, dove utilizzano un trucco addirittura vecchio di secoli, il falso inconsapevole mi pare improbabile.

  3. Caro Aldo Grano:dal momento che le fate sono sbattute in ogni dove, viste e riviste e poi fotografate e poi maneggiate e rigirate . Ma che probema c’e ad un analisi piu attenta ?Secondo me il problema e’ sempre lo stesso. Dal momento che si sapra’ che e’ un clamoroso falso , l’interesse per chi fa’ soldi puf scompare . E poi scusami Aldo,fate e gnomi esseri spirituali? Hai avuto esperienze dirette?

  4. @Aldo Grano: forse non conosci il paradosso della teiera di Russel. Arriva un tizio e ti dice che secondo lui c’è una teiera che orbita fra Marte e Giove. Mettiamo che sia abbastanza piccola per essere impossibile da avvistare e/o scovare con i telescopi. Secondo te l’atteggiamento corretto è essere scettici sulla teiera spaziale? No, l’atteggiamento corretto è pigliare per matto quello che ci crede, finché non porta le prove che esiste davvero una orbitante teiera spaziale.

  5. Sembra che la pratica di creare manufatti di questo genere, utilizzando di norma parti essiccate di diversi animali, abbia origine asiatiche. In Europa queste “curiosità” divennero note con il nome di “Jenny Haniver”, termine che, anche qui il condizionale è d’obbligo, dovrebbe risalire all’antica Anversa, località che in passato sembra essere stata un fiorente centro di commercio di questi reperti pseudozoologici.

    Il punto di base è che di esempi simili ne esistono tantissimi e che le tecniche per realizzarli sono tra le più disparate, quindi come è già stato fatto notare, ipotizzare l’origine delle “fate” Tailandesi senza poterle analizzare, diventa più che altro un esercizio di stile.

    Il corpo di queste creaturine è senz’altro riconducibile a quello di una piccola scimmia, ma la testa e i tratti del volto non sono scimmieschi. Vista le deformità dei crani si potrebbe pensare che la testa delle fate sia stata in qualche modo modificata, forse utilizzando del vapore, ma non si può davvero “procedere oltre” nelle supposizioni, senza poterle toccare con mano.

    Concludo facendo notare che un modo per rendersi conto della vera origine di questi, ed altri reperti dello stesso genere, senza distruggerne nemmeno un frammento esiste: è sufficiente qualche lastra ai raggi x.

  6. @Juhan: attento alle affermazioni!. Usa con le tue gli stessi meccanismi di controllo che il CICAP usa con quelle degli avversari. Quindi una datazione al Radiocarbonio 14 prova che la data della Sindone è incompatibile con l’ aver avvolto il corpo di Gesù. Per provare che sia un falso bisogna capire esattamente come è stata prodotta l’ immagine e trovare documenti che provino che è stata prodotta proprio con l’ intenzione di fare un falso, ovvero di far credere che fosse uno dei teli che avvolsero il corpo di Cristo. Ma non apriamo un inutile OT sulla Sindone: anche se le prove al Radiocarbonio 14 la avessero datata al I Secolo, non avremmo prova che il crocifisso sia Gesù, perché è sparita per lunghi periodi dalla Storia e non c’è un documeto scritto coevo, che abbia sempre viaggiato con lei, che lo attesti. Anche se fosse del I secolo, il corpo che vi fu avvolto potrebbe essere di un altro.

  7. “allora dobbiamo accettarli per quello che sono …?” No. Il dire in questo caso (sempre che si tratti di un reperto sacro e non, magari, di un altarino imbastito in un normale negozio per turisti occidentali alla ricerca di emozioni) “Non possiamo fare le analisi necessarie, quindi rimaniamo scettici.” E’ un atteggiamento non offensivo e scientificamente corretto. Possiamo però fare ipotesi, che avranno una validità se confrontate con reperti analoghi. Possiamo tentare di riprodurre il reperto, e il suo comportamento, come fa il CICAP, per dimostrare che l’ ipotesi del falso è plausibile. Possiamo, come ha fatto Massimo, fare appello agli esperti in criptozoologia per vedere se vi sono feti di primati che possono assomigliare a questi esseri. Possiamo rivolgerci anche a un credulone come me, che, se onesto, vi risponderà che fate e gnomi sono esseri spirituali, non in carne e ossa e che, quindi, non lasciano cadaveri. Almeno da noi in Occidente.

  8. Quando hanno provato con la sindone hanno scoperto che era un falso. Cosa che si sapeva già ma loro ci credono. È come per i tifosi della Giuve (Zero Tituli): provate a dirgli che Moggi non è un santo!

  9. @ Aldo Grano: ciao, ma se non possiamo sottoporli a nessuna analisi perchè dobbiamo temerne la parziale (per quanto minima) distruzione, allora dobbiamo accettarli per quello che sono e di conseguenza essere aperti alle idee di chiunque parli e ne descriva l’essenza in base al proprio credo o follia?

    non mi sembra un ragionamento che collima con le necessità di chi vuole capire ed esperire oggetti e/o situazioni relate a questi, in particolare io preferisco non interessarmene nemmeno dato che non posso osservarli con il mio metodo e più estesamente con il metodo scientifico…che mi frega di stare a sentire gente che ciarla e che descrive senza analizzare concretamente niente, forse abbiamo bisogno di altre favole per vivere meglio? io ricordo ancora quelle che la mia mamma e la mia babysitter mi raccontavano e mi basta.

    ciao

  10. Premesso che sono ignorante in materia e non posso quindi sciogliere dubbi, ringrazio comunque per il filmato. Per me è una occasione per fare un discorso generale: Quando noi occidentali ci troviamo di fronte a reperti simili in Paesi del “terzo mondo” siamo subito tentati dal cercarvi il trucco o il falso, spesso con la maleducazione e l’ arroganza di chi ritiene di trovarsi di fronte a culture superstiziose. Disgraziatamente tale atteggiamento accomuna sia gli scettici che i credenti occidentali. I missionari delle varie Chiese cristiane hanno adottato un atteggiamento di rispetto e di non sopraffazione delle culture dei popoli cui si avvicinano solo dopo la fine del colonialismo. Ora è chiaro che, per avere risposte scientificamente attendibili, dovremmo sottoporre tali reperti ad analisi scientifiche che non possono che essere, almeno in parte, distruttive (anche un banale prelievo di un piccolo campione lo è). Quindi, se si tratta di reperti che, per la cultura autoctona, sono reliquie, non lo possiamo fare, punto e basta. Senza voler riaccendere polemiche che, almeno in privato, ho in passato fatto con Garlaschelli e altri membri autorevoli del CICAP, lo stesso vale per quei reperti che noi Cattolici consideriamo reliquie. L’ unica cosa che mi piacerebbe è che la Chiesa stessa autrorizzasse la presenza del CICP agli studi che lei stessa compie.

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